Cantù, sfida al mito del venerdì 17
Club di amici: «Non porta male»

Il gruppo è nato per gioco: cene di gruppo quando cade la fatidica data. Tra i suoi animatori compaiono volti noti della cultura lariana

In città esiste anche un club che riunisce gli “Amici del Venerdì 17”. No, niente paura, non è una delle tante associazioni che bussano al Comune per chiedere soldi.

Tanto più che un tempo si aspettava Natale e l’avanzo di bilancio per elargire qualche spicciolo a tutti.

È un gruppo di persone che va a cena in qualche ristorante sfidando la cattiva sorte. «Ad essere sinceri non siamo del tutto temerari – racconta uno dei suoi animatori, Gigi Leoni – Non scegliamo le peggiori trattorie o le bettole malfamate, ma luoghi dove si possa mangiare bene e magari non troppo affollati. D’altro canto si sa, i ristoranti in Italia sono pieni. Quindi niente cassoeula a feste paesane che ballano nel brodo di cotenna, bandita anche la trippa della nonna Peppa. O quelle trattorie dove si mangia tutto con sette euro». In fondo il club degli amici del venerdì 17 non fa che rinverdire i fasti degli “Amici della Tazza”, che in Cantù sono stati numerosi, vista la presenza di non meno di una ottantina di storici locali.

Il gruppo è nato così per gioco negli anni Ottanta. Tra i suoi animatori, a parte Gigi Leoni, funzionario comunale, compaiono volti noti della cultura lariana. «Anzitutto ci sono i tre direttori storici della biblioteca canturina Sergio Porro, Alido Sepulcri e Cosimo Riggio. Poi l’ex direttore della biblioteca comunale di Como, Riccardo Terzoli, il noto ginecologo Eli Colombo, l’informatico e amante dell’opera lirica Paolo Cerretti e Peppo Peduzzi: docente di discipline artistiche, ascetico e vegetariano, che ci onora della sua compagnia».

L’anno nuovo a gennaio cade un bel venerdì 17, la sera di Sant’Antonio. «In quello stesso periodo è anche il settantesimo compleanno di uno dei nostri fondatori, Sergio Porro, per cui cercheremo di festeggiare entrambe le ricorrenze – aggiunge Leoni – No, è inutile che me lo chieda. Non sono superstizioso». E si congeda stringendo il cornetto rosso in automobile: «Non ci crederà, ma è peperoncino».n G. Mon.

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