Carate Urio, processo
per l’incidente mortale

Perse la vita una motociclista
Il conducente dell’auto
accusato di omicidio colposo

«Avevo già finito di svoltare e nello specchietto ho visto all’ultimo istante la moto. Poi ho sentito un gran colpo».

È questo il racconto di Marco Vitta, 36 anni, di Carate Urio, finito a processo per l’incidente avvenuto il 24 giugno 2011 proprio a Carate Urio e che era costato la vita a Nadia Pesola, 43 anni, di Montano Lucino. L’uomo è accusato di omicidio colposo.

Vitta, alla guida della sua Toyota Yaris, quella mattina stava viaggiando sulla Regina, in direzione di Laglio, e stava svoltando a sinistra, per imboccare via ai Monti. La Ducati 848 con in sella Nadia Pesola era andata a sbattere contro la parte posteriore dell’auto in manovra.

«Avevo messo la freccia circa 150 metri prima dell’incrocio, come faccio sempre - ha detto l’uomo ieri in aula - Ormai il muso della mia Yaris era già in salita, all’imbocco di via ai Monti. Poi c’è stato lo scontro. Ero molto agitato, sono sceso dall’auto e sono andato a vedere come stava la donna. Parlava, mi ha detto che non avevo messo la freccia. Poi l’auto è stata spostata, per non bloccare il traffico».

Secondo la Procura - l’indagine era stata coordinata dal pubblico ministero Ersilio Capone - ci sarebbe stata comunque un’imprudenza da parte del conducente dell’auto.

Il processo sta cercando di evidenziare i fattori che hanno causato l’incidente mortale per valutare le eventuali responsabilità. E su questo c’è uno scontro tra i consulenti della Procura e della difesa.

Scontro tra consulenti

Il braccio di ferro è soprattutto sulla posizione presunta dell’automobile nel momento dello scontro: secondo la difesa Vitta non aveva alcuna possibilità di vedere la moto, che comunque sarebbe arrivata a forte velocità invadendo anche la corsia opposta. Secondo invece il consulente tecnico della Procura, il conducente dell’auto avrebbe potuto vedere dallo specchietto retrovisore l’arrivo della moto, ed evitare quindi l’incidente. Inoltre si sta valutando il punto esatto dell’impatto, sulla base di un segno di frenata - comunque breve - trovato sull’asfalto.

Sono tutti aspetti che il giudice Valeria Costi dovrà valutare con attenzione, per comprendere se ci sia un’effettiva responsabilità di Vitta nell’incidente.

Il processo è stato rinviato per le conclusioni delle parti e per la sentenza al prossimo marzo.

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