Cazoeula, a Cantù è già sfida
«A Sant’Antonio la migliore»

Da oggi fino a sabato appuntamento con i volontari e la loro ricetta segretissima. Questa volta niente donne in cucina. E nel menù anche trippa e brasato d’asino

E chissà che il segreto non sia proprio in quella cottura, interrotta a metà qualche ora prima, portata a puntino soltanto al momento di servire in tavola. Nei locali a fianco della chiesa di Sant’Antonio Abate, all’incrocio tra via Daverio e via Saffi, patria profana anche della cassoeula - ognun la scriva secondo preferenza - da oggi fino a sabato 18 gennaio, con 400 chili di carne di maiale e circa 800 chili di verze e verdure varie, si provvederà a rifocillare migliaia di persone.

Il piatto della festa dedicata al santo, a Cantù, resta riferimento capitale di genere. Apertura con il grappino spalancastomaco - anche se qualcuno lo preferisce in chiusura dopo il caffè - e possibilità di acquistare un biglietto per la sottoscrizione a premi: il più ambito è un maialino, consueto accompagnamento iconografico al santo.

In tanti si chiedono quale sia il segreto maturato in quasi trent’anni nelle cucine. Nessun cuoco professionista e, stranamente, nessuna donna ai fornelli, almeno stavolta.

La cassoeula non sarà l’unica offerta. «Ci saranno, come sempre, trippa, lasagne, brasato d’asino, salami cotti, formaggi - elencano gli organizzatori - ben bagnati da vino. Ma il piatto più richiesto, come sempre, sarà proprio la cassoeula. Non c’è dubbio. Usiamo un rapporto di due chili di verdure per ogni chilo di carne.

Si è iniziato a mezzogiorno di oggi e così via ogni pranzo e cena, fino alla serata conclusiva di sabato, con il consueto falò sul piazzale. La cassoeula di Sant’Antonio ambisce sempre ad essere la numero uno della città, nonostante la sfida dei ristoranti.

Nei prossimi giorni, infatti, il tema sarà declinato nella rassegna voluta dal Comune. «Ma con il sindaco Claudio Bizzozero, che ha voluto l’iniziativa, siamo stati chiari - ricorda Colombo - i ristoranti, la cassoeula potranno metterla in tavola soltanto dopo che la nostra manifestazione sarà finita». Non prima, appunto, di Sant’Antonii.

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