Chi è Messina Denaro, il Diabolik di Castelvetrano?

Il personaggio Il boss mafioso si trovava in una clinica privata sotto falso nome: era ricercato dal 1993. Un immenso tesoro e trent’anni di latitanza: ecco di chi stiamo parlando

Uno dei boss mafiosi più noti del nostro Paese, per trent’anni latitante, uno degli uomini più ricercati del monto è stato arrestato oggi a Palermo: chi è Matteo Messina Denaro?

Il capo di Cosa Nostra è nato a Castelvetrano in provincia di Trapani nel 1962: figlio di Francesco o don Ciccio, un mafioso capo mandamento della zona, legato al clan dei corleonesi di Totò Riina. Anche suo padre era un latitante: don Ciccio morì proprio durante la sua latitanza, nelle campagne che circondano Castelvetrano, nel 1998. Fu impossibile catturarlo vivo. Da quel momento il comando passò a Matteo che divenne il “pupillo” di Totò Riina e quando anche il boss fu arrestato - casualmente nello stesso giorno in cui sarebbe stato arrestato, trent’anni dopo, proprio Matteo - passò agli ordini di Provenzano, acquisendo sempre più potere. Uno dei soprannomi con cui è noto è “u siccu”, il magro, l’altro invece se lo è dato da solo: Diabolik.

Ed esattamente trent’anni fa, in quel 1993 che vide l’arresto del suo maestro, Totò Riina, Messina Denaro si diede alla macchia: era il 15 gennaio. All’epoca era già diventato il capo di Cosa Nostra nella provincia di Trapani, per la quale si occupava di estorsioni, smaltimento illegale dei rifiuti, riciclaggio di denaro e traffico di droga. Grazie a queste attività il boss di Cosa Nostra è riuscito ad accumulare un tesoro immenso, che ha sempre lasciato stupiti gli investigatori: negli anni sono stati sequestrati centinaia di beni mobili e immobili riconducibili al nome di Matteo Messina Denaro, palazzi, terreni, palazzine, ville, macchine e magazzini, oltre a polizze assicurative, conti correnti bancari, persino un parco eolico e un risarcimento per vittime di mafia.

Fu tra i boss che ordinarono diversi attentati tra il 1992 e il 1993, tra Roma, Milano e Firenze. Ma il suo nome è legato anche all’attentato contro il presentatore televisivo Maurizio Costanzo - che sopravvisse -, contro un altro boss avversario e critico dei corleonesi di Riina, Vincenzo Milazzo, che rimase ucciso insieme alla fidanzata, all’epoca incinta. Inoltre fu tra coloro che si occuparono dell’omicidio di Giuseppe di matteo, il figlio tredicenne di un pentito.

Il suo ultimo avvistamento prima dell’arresto di oggi è riconducibile a Forte dei Marmi, dove Matteo era in vacanza con due amici molto fidati, Filippo e Giuseppe Graviano, ma dopo che venne emesso nei suoi confronti un mandato di cattura, sparì e nessuno per trent’anni, fino a oggi, è stato in grado di trovarlo.

A permettergli la lunga latitanza sono stati senza dubbio i suoi innumerevoli complici, sparsi in tutta Italia: il sospetto di polizia e carabinieri è sempre stato che Messina Denaro avesse legami con personaggi vicini ai servizi segreti.

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