Como, il mistero di Alberto
Scomparve sul Bernina

Verso la dichiarazione di morte presunta per l’alpinista di 37 anni che partì per una gita in montagna nel giugno 2001. Da allora di Alberto si sono perse le tracce

A quasi tredici anni di distanza da una sciagurata ascensione sulle pendici del pizzo Bernina, il tribunale di Como si appresta a formulare una dichiarazione di morte presunta per un perito informatico di 37 anni che viveva in città in via Sinigaglia, e del quale, dal giugno del 2001, si sono completamente perdute le tracce.

La dichiarazione di morte presunta è un passaggio obbligato, per certi versi scontato, di un iter lungo, doloroso e complesso, che riporta però a una tragedia di cui si era perduta memoria e che all’epoca suscitò, in città, un certo clamore.

Alberto Di Paolo era un tecnico informatico con la passione per il body building e la montagna, titolare di una palestra a Olgiate, nonché figlio di Gino Di Paolo, un ex maresciallo dell’Arma in pensione piuttosto conosciuto nel capoluogo, uno al quale il destino aveva già presentato un conto amarissimo alla vigilia del Ferragosto del 1992, strappandogli un altro figlio, Dario, il primogenito, morto in un incidente stradale in Ecuador. Alberto scomparve l’8 giugno del 2001 assieme a un amico di Faloppio, Guido Ricciardelli, 40 anni, sulla cui morte presunta il tribunale si era già espresso a metà degli anni Duemila.

Sulle loro tracce, quando i genitori lanciarono l’allarme non vedendoli rientrare, si mobilitò mezza Valmalenco: elicotteri, soccorritori, unità cinofile, cui nei giorni successivi si aggiunse un drappello di amici e familiari, la fidanzata di Alberto, addirittura la mamma di Guido, e infine l’immancabile “sensitivo” che una settimana dopo ancora sosteneva che almeno uno dei due fosse vivo, «sotto uno sperone di roccia in mezzo a una distesa di neve».

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