Barista ucciso da pirata
I perché della condanna

Rese note le motivazioni della sentenza sull’omicidio di Punzi. Dopo l’incidente l’autista chiese di chiamare il 118. Ma poi fuggì

Maurizio Punzi venne travolto in sella alla sua moto dal furgone rubato che Carmine Cirillo stava guidando. E che ha po i abbandonò, per darsi alla fuga a piedi, dopo aver pronunciato un numero a chi, viceversa, si è fermato sul luogo dell’incidente: «118». Punzi morì sul colpo: nessuna cura avrebbe potuto salvarlo. Ma la responsabilità di chi lo uccise non viene per questo sminuita. Motivo per cui Cirillo, il 39enne di Milano condannato in primo grado a 5 anni e 5 mesi per ricettazione, omicidio colposo e omissione di soccorso, non poteva non aver capito che il barista dello Cher Ami di Cucciago, 51 anni, fosse stato investito.

Campari con il gin

«Avevo bevuto parecchi campari con il gin. Non ricordo né di essere stato in contromano, né dell’impatto», la frase di Cirillo riportata nelle motivazioni della sentenza, depositate in questi giorni. Per il Tribunale di Como, non una giustificazione, ma il riconoscimento di una colpa.

L’articolo completo e l’approfondimento sul giornale in edicola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA