Da Como una petizione Ue
contro le società “schermo”

L’obiettivo è quello di eliminare, per legge, le cosiddette “società schermo”, autentico spauracchio di quanti - tra forze dell’ordine, procure, o semplici cittadini - si battono contro l’evasione fiscale a favore della trasparenza

L’obiettivo è quello di eliminare, per legge, le cosiddette “società schermo”, autentico spauracchio di quanti - tra forze dell’ordine, procure, o semplici cittadini - si battono contro l’evasione fiscale a favore della trasparenza.

Ci credono davvero i soci del comitato nato in seno a una associazione che ha sede a Strasburgo (l’Osservatorio cittadino per la trasparenza finanziaria internazionale) che, da qualche setttimana, hanno lanciato una raccolta firme, a livello continentale, con lo scopo di attivare la Commissione europea.

La norma prevede che, raccolto un milione di adesioni, la commissione possa attivarsi per formulare una proposta di legge da sottoporre al Consiglio e all’Europarlamento. Il comitato promotore è guidato da Chantal Cutajar, direttrice dell’Action research gropu on organized crime dell’università di Strasburgo, ma in Italia è rappresentato dall’avvocatessa comasca Chiara Mainardi: «Ci serve l’aiuto di tutti», spiega l’avvocato, che questa settimana a Napoli ha partecipato a un convegno organizzato dall’università Federico II per raccontare l’esperienza sua e di coloro che hanno aderito attivamente all’iniziativa, ribattezzata “Ice”, Iniziativa cittadina europa. Si stima che, in tutto, il costo della corruzione sul solo territorio Ue sia pari a circa 120 miliardi di euro all’anno (1% del Pil dell’Unione), e che a consentire tutto questo siano proprio le cosiddette società schermo, costituite in totale legalità grazie a complesse strutture giuridiche e prestanome, tramite le quali il denaro proveniente da traffici illeciti (tratta di esseri umani, organi, armi, droga, prodotti contraffatti, ecc.) infiltra l’economia legale senza che sia possibile tracciarne la provenienza o identificarne i beneficiari reali.

Queste società (legali in Romania, Gibilterra, Lituania, Polonia, Regno Unito, Cipro, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Irlanda, Paesi Bassi e Lettonia) vengono utilizzate non solo per riciclare denaro e tenere al riparo beni provenienti da attività illecite, ma anche per favorire un’evasione fiscale su larga scala. Al momento non vi è una legislazione comune in Europa in grado di contrastare queste realtà, anche se il problema è avvertito in tutta la sua gravità ormai da molto tempo.

Per poter aderire alla petizione, c’è un’unica strada, quella di consultare il sito www.transparencyforall.org, e dalla homepage cliccare su “firmo la petizione”.

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