Dalle poltrone al volontariato
L’esempio del sindaco di Canzo

L’altra sera Turba è sceso in piazza e si è messo a sorvegliare la banca e il municipio durante il blackout. «Governare un paese vuol dire risparmiare ovunque e se serve agire in prima persona allora bisogna farlo»

I lussi della politica romana - il transatlantico e i portaborse - e i benefit di quella milanese dove assessori e consiglieri diventano veri e propri vip sono ben lontani dai sindaci di paese sempre più lavoratori socialmente util.

Impegnati non solo con una pila di scartoffie in ufficio ma anche con badile e motosega pronti all’uso sotto la scrivania. Tra gli esempi più eclatanti quello di mercoledì sera in centro a Canzo, Nel paese di 5.100 residenti, c’è stato un piccolo blackout che ha riguardato la zona del municipio e della banca, più alcuni appartamenti. Verso le 23,30 si poteva trovare il sindaco Fabrizio Turba impegnato a sorvegliare l’istituto di credito e il palazzo municipale.

Il sindaco però spiega che certe “peripezie” sono la norma: «Tempo fa è crollato un albero sulla strada che porta a Gajum ed io e l’assessore Pierluigi Paredi siamo saliti con le motoseghe per tagliarlo. Appena eletto c’era il problema della reperibilità di un dipendente la domenica e ho lasciato il mio numero di cellulare, anche per una questione di risparmio; ora quell’aspetto l’abbiamo risolto. Governare un paese con i continui tagli vuol dire cercare di risparmiare ovunque e se serve agire in prima persona, lo si deve fare».

Sul giornale in edicola venerdì 15 maggio i racconti degli altri sindaci dell’Erbese che si danno da fare.

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