“Di pace e di pane” per non dimenticare
I Sulutumana e la canzone di Moreno

Domani sera in piazza del mercato il concerto del gruppo valassinese col nuovo disco

Il 3 ottobre il ventennale della morte del pacifista, ucciso a Sarajevo da un cecchino

Se le canzoni dei Sulutumana raccontano storie di vita quotidiana, “Di pace e di pane” è invece la colonna sonora di una grande tragedia, la morte per mano di un cecchino serbo di Moreno Gabriele Locatelli.

Il pacifista canzese fu ucciso a Sarajevo, il 3 ottobre 1993: e canzese come lui è “Giamba” Galli, voce solista, del gruppo musicale valassinese che si allaccia alla tradizione della musica popolare e cantautoriale italiana. “Di pace e di pane” è una canzone che, come una poesia, trasmette un messaggio: un tratto di strada, o meglio del ponte Vrbanja, sul corso d’acqua che, come una lama affilata, taglia in due Sarajevo martoriata capitale bosniaca, violentata dalla guerra fratricida.

I segni della follia degli uomini e dell’indifferenza dell’Europa che è stata troppo a lungo a guardare sono ancora lì, come gli appezzamenti di terreno, trasformati in cimiteri, con le lapidi bianche, una identica all’altra, quasi a voler testimoniare che se da vivi si può essere diversi, da morti si è tutti uguali.

Quel ponte che Moreno, «seminatore di amicizia per germogli di Pace», stava attraversando, quando si è ritrovato nel cannocchiale del fucile del cecchino, rimasto senza volto e senza nome.

“Di pace e di pane”, oltre alla musica e alla parole, anche immagini che scorrono via veloci come l’acqua in un torrente di montagna, ma non sufficientemente rapide per non consentire di fissare nella memoria che quelle che scorrono sono cartoline di Sarajevo: l’alto palazzo, allora centro del potere, il ponte di Vrbanja e, casomai fosse stato necessario per fugare qualsiasi dubbio, ecco la lapide posata dieci anni fa, in occasione di un pellegrinaggio, voluta dall’amministrazione comunale.

“Gabrielle Moreno Locatelli. 3-5-59; 3-10-93. Zahvalni-Ghadan-Sarajeva”. Una lapide posato in “Ulica (strada, ndr) Gabrijele Moreno Locatelli”.

Di pace e di pane: un testo che si fa messaggio, che impone una attenta riflessione. «...Moreno attraversava il ponte e l’hanno colpito». Fotogramma della tragedia. «... mio Dio, mio Dio perchè l’hai abbadonato?». È l’angosciante interrogativo dell’amico. «Aveva due pallottole nel cuore e gli occhi nel cuore». Licenza poetica per ricordare il tragico epilogo, la morte di Moreno.

«È bello avere i piedi nudi e un giro da fare...». Girare a piedi nudi: non di rado Moreno domava i sandali da francescano a chi ne aveva più bisogno.«Moreno attraversava ponti, andava per guerre, ad andava a incontrare gente...».

Il miraggio della pace

Un compendio di valori. «Moreno mi ha lasciato una canzone ed il pane». Ieri era Sarajevo, oggi è Damasco. E lo sono tutti le città in cui la Pace continua ad essere un miraggio, perché oggi i ponti non solo non si costruiscono più, ma si demoliscono.

E così si mortifica la libertà. Per chi fosse interessato diciamo che sabato sera, alle 21, in piazza del Mercato a Canzo, c’è, a pochi giorni del ventesimo anniversario della morte di Moreno, un concerto dei Sulutumana. Ci piace pensare che non si tratta di una semplice coincidenza.

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