«Dieci anni
per lo scempio»
Come Erba
si è fatta brutta

La crescita degli Anni Sessanta ha alterato

il paesaggio della Piana e la natura della città

«Nessun rispetto delle scale e del preesistente»

Alla fine degli anni Settanta la frittata era già cosa fatta. Il Piano regolatore del 1984 registra la struttura a nuclei di Erba, cioè di una pluralità di insediamenti scollegati tra di loro, e a proposito dell’urbanizzazione del centro la Relazione tecnica illustrativa, redatta nel 1980, recita: «Qui i processi di sviluppo edilizio sono più accelerati, convulsi e consistenti, con le inevitabili e immaginabli conseguenze negative: elevato sfruttamento del suolo, rottura del quadro urbano, disordine ambientale, decadimento estetico complessivo, mortificazione (e talvolta manomissione) delle preesistenze storico-artistiche, carenze infrastrutturali e dotazioni, congestione circolatoria, promiscuità funzionale. Effetti più che normali di un processo di urbanizzazione largamente “spontaneo” o troppo debolmente “guidato” da una strumentazione urbanistico-edilizia forse inadeguata a sorreggerlo».

«È stato uno scempio» commenta l’ex assessore Paolo Farano, architetto e cultore della storia locale. Il danno si è compiuto nel decennio a cavallo tra gli Anni’60 e ’70: Erba ha cambiato volto, fisionomia e natura, acquisendo, al prezzo di un radicale stravolgimento dello stile di vita dei sui abitanti, quelle caratteristiche che avrebbero portato un agglomerato di sette piccoli Comuni rurali - antichi e minuscoli centri abitati per lo più adagiati sulle colline che fanno da corona alla piana - a fregiarsi del titolo di città. E proprio la parte bassa sarebbe diventata quella che Erba è oggi: un reticolato di strade e palazzoni.

Anarchia urbanistica

Il luogo di villeggiatura celebrato nelle cronache mondane della Belle Epoque, la meta preferita per le vacanze della buona borghesia milanese, l’incanto agreste dei sette piccoli paesi ai piedi della montagna: tutto cancellato da una colata di cemento che avrebbe chiuso tutti gli spazi verdi, oscurato le montagne, soffocato le poche ma preziose vestigia del passato, cancellato alla vista i grandi parchi e le ville di pregio.

E che ne è stato del borgo di Villincino? Chi, che non sia di Erba, conosce l’esistenza di una torre medievale e del villaggio sorto attorno ad essa? E a quanti, pure di Erba, è mai capitato di passarci davanti magari solo per una passeggiata? Bisogna sapere dove si trova, il rischio è di perdersi.

Già nel 1980 era chiaro che «la maggior parte dei nuclei - ove non siano stati alterati da brutali inserimenti edilizi - presenta un interesse marcato: non di rado infatti l’ambiente appare garbato e piacevole, ricco di scorci gradevoli». Eppure, si legge ancora nella Relazione allegata al Piano regolatore del 1980, «l’edificazione recente si è inserita o aggregata in modo brutale senz’alcuno rispetto né della scala, né dei caratteri preesistenti rompendo così quell’equilibrio che, senza forzature conferiva all’ambiente una pregevole unitarietà formale oltre che funzionale».

Mentre «l’area centrale urbana è stata edificata intensamente e disordinatamente: convivono con le villette Anni Trenta presuntuosi condomini con sei o più piani, che appaiono decisamente fuori scala, anzi fuori luogo». n

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