False partite Iva, un autentico boom

In troppi costretti a diventare autonomi per non perdere il lavoro, trasformato in consulenza

Il sindacato: «Il settore più colpito dal fenomeno è l’edilizia, seguito da turismo e ristorazione»

Il mercato del lavoro sta cambiando, e i contratti atipici e precari sono sempre più presenti anche a Varese. Accanto a un altro fenomeno in aumento: quello delle false partite Iva, ovvero di quei lavoratori costretti a diventare autonomi per non perdere il rapporto di lavoro, trasformato in consulenza.

«Colpa anche della riforma Fornero, che a un anno dall’entrata in vigore inizia a mostrare i suoi effetti» dice Francesco Vazzana, responsabile varesino di Nidil, la categoria Cgil che si occupa di questi lavoratori.

In provincia di Varese i contratti di lavoro parasubordinati sono in crescita: nel quarto trimestre del 2012 erano 1.384, il 6,17% del totale dei lavoratori varesini. Nel primo trimestre 2013, i contratti atipici e precari sono aumentati di oltre il 2%, diventando 2.030, l’8,26% dei varesini attivi. La Camera di Commercio, però, registra anche un aumento delle partite Iva: nel 2012 le imprese individuali iscritte e attive erano 2.820, ma nel 2013, secondo i dati aggiornati al 19 agosto, sono aumentate già di duecento unità, raggiungendo quota 3.017. Un aumento del 6%, e l’anno non è ancora finito.

«La responsabilità è anche della riforma Fornero - dice Vazzana - perché ha imposto dei paletti ai rinnovi dei contratti a progetto. Così, a gennaio, molti lavoratori sono stati costretti a diventare autonomi per non perdere il rapporto di lavoro con chi, fino ad allora, era stato un datore di lavoro, anche se precario».

Le intenzioni del ministro erano di favorire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro ma, secondo il referente di Nidil, «probabilmente non ha fatto i conti con la crisi economica. Le imprese non stabilizzano i contratti di lavoro, costerebbero di più. Più economico, dal loro punto di vista, trasformare i contratti parasubordinati in consulenze».

Un fenomeno favorito, secondo Vazzana, anche dalla struttura stessa della legge: «Le indicazioni sui limiti di reddito dei consulenti con un solo committente sono troppo generiche. In più, non esistono decreti attuativi che definiscano i punti che nella legge restano indefiniti, oltre al fatto che i controlli, per questo tipo di fenomeno, sono pressoché inesistenti. Scattano solo dopo la denuncia del lavoratore. Ma sono pochi quelli che accettano di aprire un contenzioso: la paura di perdere il lavoro è troppo grande».

Gli esempi passati dall’ufficio di via Bixio sono tanti, racconta Vazzana: «Il settore più colpito dal fenomeno delle false partite Iva è l’edilizia, ma è anche il settore dove è più difficile convincere i lavoratori ad aprire contenziosi. Seguono turismo e ristorazione».

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