Famiglie, quanto spendono meno!
E in Svizzera salari “più ricchi”

Ma nella Confederazione l’incremento atteso era maggiore, “colpa” de franco pesante e della crisi europea. In molti Paesi i consumi sono in ripresa

La crisi affossa la capacità di spesa delle famiglie italiane, che, nei 10 anni che vanno dal 2001 al 2012, hanno visto la propria capacità di spesa (Pps) crollare del 16,8%.

E’ il calo maggiore dell’Unione Europea, anche più della Grecia (-13,8%) appena uscita da un default. Lo rende noto l’Adusbef analizzando dati di Bankitalia. Da qualche anno, spiega il presidente Elio Lannutti, la ’’capacità di spesa’’ misura, meglio del Pil pro capite, il ’’benessere’’ delle famiglie. Nel caso dell’Italia si può parlare di ’’malessere’’.

Dai dati Eurostat del 2012 si evince che, rispetto all’Italia, i Tedeschi hanno una capacità di spesa del 23 per cento superiore, i Francesi del 9% i britannici dell’11. Si consideri - osserva l’Adusbef - che nel 2001 la capacità di spesa delle famiglie italiane (119 punti) era superiore a quella della Germania (116 punti), della Francia (116) e della Spagna (98). Ed era di un punto inferiore a quella della Gran Bretagna (120).

Ecco la classifica dei paesi più significativi:

Euro area 17 - 3,6%

Austria + 4,0%

Belgio - 4,0%

Repubblica Ceca + 8,2%

Danimarca - 2,3%

Francia - 6,9%

Germania + 5,2%

Grecia -13,8%

Irlanda - 3,0%

Italia -16,8%

Lussemburgo +15,7%

Olanda - 3,7%

Polonia +37,5%

Portogallo - 7,4%

Spagna - 1,0%

Svezia + 4,9%

Regno Unito - 8,3%

Giappone - 8,7%

Norvegia +21,0%

Svizzera +11,1%

Turchia +47,4%

Stati Uniti - 5,1%

E intanto la Svizzera fa i conti con un incremento contenuti dei salari rispetto alle attese.

L’anno prossimo gli stipendi dovrebbero crescere mediamente dello 0,9%. Con una previsione di inflazione annuale dello 0,6%, l’incremento salariale reale sarà pertanto solo dello 0,3%. A sostenerlo l’ultima inchiesta salariale di UBS.

Secondo il sondaggio nel 2012le aziende hanno aumentato i salari di circa lo 0,9%; con un’inflazione del -0,2% l’incremento salariale reale è quindi dell’1,1%.

L’andamento salariale viene anche rallentato dalle difficoltà delle esportazioni a causa del franco forte e della crisi nell’Eurozona mentre invece va bene il mercato interno.

Gli incrementi nominali maggiori si dovrebbero avere nei settori chimico e farmaceutico (+1,5%), dei servizi informatici e delle telecomunicazioni (+1,4%), nonché dell’energia, dell’approvvigionamento e dello smaltimento (+1,1%).Gli incrementi più bassi invece nel tessile, nella logistica, nei media e nel turismo (+0,5% ciascuno).

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