Forconi, ecco la portavoce
«I partiti? Io non voto»

Ha 25 anni e vive a Limido Comasco

Como

La protesta che sta bloccando le città d’Italia riunisce gente di ogni età e di ogni estrazione sociale e, almeno a Como, non è rappresentata da alcun partito politico. L’unica bandiera che si ripete, di mano in mano, è il tricolore.

«È una protesta del popolo italiano, siamo qui tutti insieme per difendere il nostro futuro – spiega Tabata Muchetti, 25 anni di Limido Comasco, portavoce del coordinamento 9 dicembre – ci sono studenti, disoccupati, ma anche gente che un lavoro ce l’ha e che ci raggiunge la sera quando finisce».

«Non ci sono bandiere di partito, né slogan – continua – non mi sento rappresentata da nessuno e quando ci sono le elezioni vado al seggio, ma mi rifiuto di votare. Esercito così il mio diritto di esprimere ciò che penso. Non ho mai partecipato a manifestazioni politiche, gli unici cortei a cui sono andata erano quelli a favore della scuola, quand’ero studente».

Semplici cittadini il cui comune denominatore è la voglia di gridare la rabbia per la mancanza di lavoro e di certezze.

Quello che vuole il popolo dei “forconi”, come ormai è conosciuto, sono le dimissioni del governo ed un cambiamento delle politiche economiche, per dare speranza a chi vuole cambiare la propria situazione. Come Muchetti, che spiega: «sono disoccupata da due anni e prima ho avuto solo lavori saltuari come barista e come commessa. Non si può continuare così, ci dobbiamo riprendere il nostro futuro».

«La gente ha diritto a un lavoro dignitoso, lo sfruttamento non va bene – aggiunge – adesso con la scusa della crisi ti offrono lavori sottopagati, perché tanto sanno che c’è gente che accetta per disperazione. Invece dovremmo ribellarci tutti a questo modo di fare, non è possibile che ragazzi che hanno studiato debbano andarsene all’estero». Una soluzione a cui anche lei sta pensando, con la speranza di poter sfruttare il diploma di liceo psico pedagogico. Perché l’alternativa, vista l’impossibilità di mantenersi da sola, è quella di continuare a vivere a casa dei genitori.

«Dobbiamo dire basta, e tanti sono con noi – continua la portavoce del movimento – abbiamo avuto tanta solidarietà. Tre automobilisti si sono addirittura fermati e si sono uniti alla protesta. Altri ci hanno aiutato offrendoci da mangiare, o facendoci gratis le fotocopie dei volantini. In questi due giorni ne abbiamo distribuiti dieci mila».

E la protesta non accenna a finire. «Oggi siamo ancora a Camerlata., domani probabilmente saremo davanti ad Equitalia – conclude Muchetti – vogliamo che tutti si uniscano a noi perchè è arrivato il momento di cambiare».

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