Gera Lario, è stato un agguato
Quattro colpi sparati alla schiena

Ricostruita la scena del delitto, a circa 800 metri dal punto in cui Sandrini è caduto. Indagini vicine a una svolta: i carabinieri avrebbero un elenco di sospettati

Sarebbero vicine a una svolta le indagini sull’omicidio di Alfredo Sandrini, l’uomo di 40 anni ammazzato a colpi d’arma da fuoco venerdì sera sulla pista ciclopedonale tra Domaso e Gera Lario.

I carabinieri hanno identificato il punto esatto in cui i colpi sono stati esplosi. Si trova sulla stessa ciclabile, in località Cinque Case, a circa 800 metri dal punto in cui Sandrini è stato soccorso. Qualcuno sapeva che sarebbe passato di lì a quell’ora, qualcuno, secondo gli investigatori, lo stava aspettando. Quattro i colpi mortali, tutti calibro 22, tutti alla schiena, contrariamente da quanto emerso nelle ore immediatamente successive al delitto (si era parlato di colpi anche all’addome).

Si è trattato in altre parole di un vero e proprio agguato: il killer ha probabilmente atteso che la vittima gli transitasse davanti, poi ha estratto l’arma - una pistola o, più probabilmente, un fucile - e ha fatto fuoco, nella certezza che nessuno l’avrebbe né visto né sentito.

Infine, è stato identificato con precisione anche l’orario dell’agguato, pochi minuti prima delle 22. Alfredo Sandrini viene inquadrato dalle telecamere di videosorveglianza dello yacht club di Domaso esattamente alle 21.48. Viene soccorso alle 22.10 dal 118, e il conto è presto fatto. Gli sparano attorno alle 21.55.

Ci sarebbe anche un elenco di sospettati, peraltro non lunghissimo: è tutta gente che aveva rapporti abbastanza stretti con lui, sia pure per ragioni diverse. Il problema è che mancano moventi plausibili. Non è per piccoli screzi, in qualche caso anche documentati, che si può pensare di tendere un agguato mortale.

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