I clan comandavano su Cantù
Confermate le condanne per mafia

I giudici della corte d’Appello concedono qualche sconto di pena agli imputati Restano le accuse: la ’ndrangheta voleva controllare i locali della movida di piazza Garibaldi

Qualche ritocco alle pene più alte, ma la sostanza non cambia. Anche secondo i giudici della corte d’Appello di Milano Morabito e soci hanno cercato di mettere le mani sulla movida canturina in nome e per conto della ’ndrangheta.

E forti del sostegno dei clan calabresi hanno trasformato piazza Garibaldi in un terreno di scontro, per alzare il livello della tensione e costringere gli esercenti ad arrendersi e cedere i locali.

La corte d’Appello di Milano ha sostanzialmente confermato l’impianto accusatorio dell’operazione antimafia che, quattro anni fa, aveva portato a una raffica di arresti per associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, lesioni per le botte in piazza, spari contro passanti e pure contro il nipote dell’allora boss di Mariano Comense, gambizzato nell’ottobre del 2015.

La novità più importante, dal punto di vista giuridico, è la decisione dei giudici di Milano di concedere ai due esecutori materiali dell’attentato contro Ludovico Muscatello la continuazione dei reati con la condanna subita per il tentato omicidio del nipote del boss. Per questo motivo Domenico Staiti e Rocco Depretis hanno subito una condanna complessiva superiore a quella del presunto boss emergente, capace di scalzare il potere cinquantennale della famiglia Muscatello.

Alla fine Rocco Morabito ha ottenuto uno sconto di pena di oltre 4 anni e dai 18 inflitti a Como è sceso ai 13 anni e 9 mesi dati dai giudici di appello di Milano. Per contro Staiti (che è zio di Morabito) è stato condannato a 14 anni e 7 mesi e Depretis a 13 anni e 11 mesi (ma compreso la condanna già subita per tentato omicidio).

TUTTI I DETTAGLI E LE CONDANNE SUL GIORNALE IN EDICOLA SABATO 25 LUGLIO

© RIPRODUZIONE RISERVATA