Il caso-Ilva arriva in Vaticano
Moglie di un operaio scrive al Papa

Adriana Paladino, madre di due figli e moglie di un operaio cassintegrato della Riva di Caronno Pertusella, a casa dal 12 settembre per la chiusura degli impianti e che ora rischia di non percepire più lo stipendio a partire da ottobre, si è rivolta a Francesco

«Caro Papa Francesco, Tu che sei buono, che ogni giorno vedi tante sofferenze, ti prego umilmente di intercedere per noi»; «aiutaci a venirne fuori con le Tue preghiere e come Tu sai fare con le Tue parole che arrivano al cuore di chi non ascolta o non vuole ascoltare»: sono questi alcuni passi di una lettera scritta a Papa Francesco da Adriana Paladino, madre di due figli e moglie di un operaio cassintegrato della Riva di Caronno Pertusella, a casa dal 12 settembre per la chiusura degli impianti e che ora rischia di non percepire più lo stipendio a partire da ottobre.

«Il giorno 12 settembre 2013, un giorno pieno di sole - scrive la signora Paladino - finisce nel buio completo senza via di uscita» e questo, sottolinea, «non perché non c’è il lavoro, ma perché i giudici decidono di sequestrare sette stabilimenti della Riva Acciaio facendo della loro giustizia un’ingiustizia a scapito dei poveri operai disperati, circa 1.500 esseri umani che hanno voglia di Lavorare onestamente senza intrighi e scalpori come chi ha sbagliato e un mutuo ventennale ancora da pagare per tanti anni», ricorda nella lettera al papa la moglie dell’operaio della Riva di Caronno Pertusella. Che poi conclude con un «Grazie di cuore e un forte abbraccio».

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