La cultura motore di sviluppo dei territori

Intervista Cristina Chiavarino è direttore dell’area Arte e Cultura di Fondazione Cariplo. Oggi pubblichiamo la nona intervista di una serie
di dodici, realizzata da “L’Ordine” in partnerhip con Fondazione Cariplo.
Un viaggio a puntate dedicato al terzo settore e alle buone pratiche per far crescere le nostre comunità

Arte e Cultura, due parole che riescono ancora a interagire con le dinamiche del nostro tempo, influenzandole e venendone influenzate. Perché anche loro possano essere protagonista del presente e delle vite dei cittadini occorrono però idee e strategie capaci di indirizzarle verso obiettivi nuovi. Cristina Chiavarino, in qualità di direttrice dell’Area Arte e Cultura, ci racconta la visione di Fondazione Cariplo.

Arte e Cultura, come si rapportano tra di loro e con la Fondazione queste due “anime” del settore di cui si occupa?

Il settore si chiama appunto Arte e Cultura, perché le comprende entrambe, ed è un settore storico della Fondazione. Insieme al settore Sociale infatti costituisce uno dei suoi due pilastri originali, solo successivamente il raggio di azione di Fondazione Cariplo si è allargato agli ambiti di Ambiente e Ricerca scientifica. Quindi la cultura è proprio nel dna del progetto di Fondazione Cariplo.

Com’è cambiata negli anni l’azione di Fondazione Cariplo in questo ambito?

L’arte e la cultura costituiscono un ambito molto ampio e noi ci concentriamo solo su una parte di questo, che è poi legata ai nostri interlocutori, che sono gli enti del Terzo Settore.

Negli anni si è passati da un impianto tradizionale che prevedeva il sostegno istituzionale degli enti e dei grandi interventi di restauro ad una visione più moderna che ha spinto le organizzazioni culturali a lavorare sui temi del miglioramento gestionale, sull’imprenditorialità e sull’innovazione; e sul fronte dei beni culturali a promuovere la logica della valorizzazione, della gestione integrata e della conservazione programmata.

Arte e cultura sono al centro della vostra attività con uno sguardo gettato al passato ma anche con una profonda attenzione al futuro: qual è la vostra strategia per tenere unite le due dimensioni?

Nell’era del Covid è stato essenziale fare un ragionamento di questo tipo: prima della pandemia la Fondazione infatti aveva definito un piano strategico unitario nei vari settori, con una visione trasversale, ma, con le grosse difficoltà che il Covid ha sollevato nel nostro settore, si è sentita l’esigenza di rivedere questa visione strategica definendo nuovi obiettivi. Uno di questi è tutto dedicato alla cultura e si intitola “Nuova partecipazione culturale”.

Di cosa si tratta esattamente?

L’intenzione è quella di coinvolgere pubblici diversi, portarli a ripensare il loro modo di fruire la cultura e offrire loro nuovi modelli di fruizione e di produzione di cultura, provando anche a stimolare una visione della cultura come elemento di sviluppo delle comunità e dei territori.

Questo è ciò su cui continueremo a lavorare, perché è un obiettivo strategico di lungo periodo per la Fondazione.

Cos’è cambiato dopo il Covid?

È evidente che il pubblico si è allontano e che la pandemia ha posto delle difficoltà, andando anche a cambiare significativamente il contesto in cui operiamo, basti pensare all’incremento significativo dell’uso del digitale. C’è quindi la necessità di lavorare su alcuni temi con questo obiettivo che racchiude una visione della Fondazione mirata a una nuova partecipazione culturale.

Come intendete muovervi in questa direzione?

Le sfide principali che ci poniamo sono due. Da una parte promuovere lo sviluppo della cultura per i cittadini, ovvero sostenere la cultura per moltiplicare le opportunità di partecipazione alla vita sociale, economica e civica, per favorire la rigenerazione delle identità locali, e per combattere le disuguaglianze.

Dall’altra la promozione dello sviluppo della cultura per i territori, che consiste nel promuovere lo sviluppo sostenibile del territorio e delle comunità locali attraverso l’innovazione culturale, la valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale e la progettazione integrata tra soggetti pubblici e privati.

In questo modo è subito chiaro anche come i temi della cultura abbiano l’importante valore di supportare altri obiettivi della Fondazione come la rigenerazione urbana delle periferie e la lotta alla povertà intesa come povertà educativa.

Parliamo della lettura: perché vale la pena continuare a investire sui libri e sulla promozione di questa pratica in un mondo che è sempre più digitale e social?

Il ragionamento che abbiamo sviluppato intorno alla lettura è legato al fatto che si tratta di una delle pratiche culturali che giocano un ruolo fondamentale nel veicolare la fruizione della cultura. I lettori, e in particolare i lettori giovani, sono anche le persone che frequentano maggiormente cinema, teatri e musei. La lettura è un fattore abilitante e per questo la Fondazione ha compreso che è importante lavorare su questo tema.

I dati sulla propensione alla lettura oggi parlano di una certa stabilità ma è anche vero che noi italiani abbiamo una media di lettori e di libri letti annualmente piuttosto bassa, inferiore rispetto alle statistiche europee: a leggere è infatti solo il 40,8% della popolazione di 6 anni e più.

Qual è dunque la visione di Fondazione Cariplo sui libri e sulla lettura?

Bisogna lavorare su questa pratica perché mette le persone nelle condizioni di essere cittadini consapevoli e capaci poi di fruire ulteriormente della cultura nelle altre sue forme. Aumentare il numero di lettori significa aumentare il numero delle persone che saranno poi in grado di avere un ruolo nella società: in questo modo si può promuovere la competitività del paese e difendere la qualità della nostra democrazia.

Qual è la strategia?

Intendiamo compiere un’operazione ad ampio raggio: vogliamo stimolare la curiosità e il piacere di leggere, affinché possa diventare una pratica quotidiana divertente e coinvolgente. Per farlo abbiamo lanciato un bando e alcuni progetti speciali realizzati con alcune delle principali istituzioni del mondo del libro.

Rispetto alla trasformazione digitale, Fondazione Cariplo non può che riconoscere come il rapporto tra digitale, società e cultura sia sempre più forte: nell’ottica di governare questi processi, piuttosto che subirli, la Fondazione intende stimolare le istituzioni culturali a inserire il digitale nella propria agenda perché crediamo che questo possa essere uno dei tanti strumenti utili per rendere la fruizione della cultura sempre più diffusa.

In quest’ottica, stiamo lavorando molto sulle scuole e sui giovani, perché crediamo che la lettura possa dare loro gli strumenti per vivere una vita più consapevole, anche come cittadini.

In un periodo complicato per il nostro paese, in cui siamo chiamati a compiere scelte sia come singoli che come nazione, perché è importante non dimenticare che anche Arte e Cultura sono investimenti importanti per costruire la nostra identità individuale e comunitaria?

Nella visione di Fondazione Cariplo la cultura è essenziale per il benessere delle persone e per lo sviluppo sostenibile della società e dei territori. Non si può prescindere dalla cultura perché ci aiuta a essere inclusivi e partecipi delle nostre comunità, ci mette nelle condizioni di immaginare un futuro, oltre che di avere opportunità e speranze, sia come persone che come collettività. Anche nelle difficoltà che il presente ci pone, la cultura offre strumenti per immaginare come le cose possano cambiare e come possiamo costruire un futuro migliore. Tutto questo ci aiuta a vivere meglio e tutti dobbiamo essere messi nelle condizioni di poter immaginare e costruire il futuro: purtroppo anche nell’ambito della cultura le disuguaglianze non mancano, per questo la Fondazione si rivolge principalmente alle fasce di popolazione più in difficoltà. A volte i nostri bandi mirano anche a lanciare un messaggio e spesso capita che alcuni enti ci ringrazino perché seguendo i bandi riescono a fare un determinato percorso, anche di riflessione e di miglioramento. Questo è possibile perché ogni bando che proponiamo è costruito su un’analisi e una riflessione relative alle comunità e ai territori su cui operiamo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA