Laveno, minaccia di darsi fuoco
A processo per un’arma da taglio

Disoccupato disperato minaccia di darsi fuoco: finisce a processo per porto abusivo di arma da taglio

Disoccupato disperato minaccia di darsi fuoco: finisce a processo per porto abusivo di arma da taglio.

Bizzarro epilogo per il dramma consumatosi il 9 febbraio 2010 a Laveno davanti alla sede della ditta dove l’operaio, 49 anni, di Besozzo, aveva lavorato sino al maggio 2009 prima di essere messo in mobilità. Il disoccupato, disperato, era arrivato sin lì in auto e nel gelo di febbraio aveva iniziato a sbraitare che, se non l’avessero riassunto, se non gli avessero ridato quel lavoro che avrebbe invitato l’indigenza a lui e alla sua famiglia, si sarebbe ucciso. Sul posto sono quindi arrivati i carabinieri di Laveno. Il disoccupato si era nel frattempo cosparso di benzina minacciando di darsi fuoco. Erano seguiti istanti drammatici durante i quali i militari erano pian piano riusciti a convincere il disperato a desistere dai propri propositi bloccandolo prima che fosse tardi. Vicenda conclusa. Non fosse per la perquisizione contestuale sulla macchina del disoccupato che aveva permesso ai carabinieri di trovare nelle disponibilità dell’uomo un lungo taglierino. E lì era scattata la denuncia. Questa mattina il disperato si è ritrovato a processo davanti al giudice monocratico Cristina Marzagalli. Udienza rapida che ha segnato l’apertura del dibattimento. E la proposta di poter commutare l’eventuale condanna con arresto del disoccupato in una multa. Ammenda, però, che va da un minimo di mille euro a un massimo di dieci mila euro. E l’indigente si è visto costretto a rifiutare per evidenti ragioni di ristrettezze economiche: affronterà il dibattimento e in caso di condanna sconterà la pena detentiva.

S. Car.

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