Cronaca
Lunedì 17 Novembre 2008
Maroni: <Tolleranza zero con la Svizzera>
È questa la linea che seguirà l’Italia se il 30 novembre la Confederazione voterà a favore del referendum per tornare a legalizzare le droghe leggere. A dirlo il ministro dell’Interno Roberto Maroni a Villa Saporiti
«Tolleranza zero». È questa la linea che seguirà l’Italia e che coinvolgerà in prima battuta il Comasco, se il 30 novembre la Svizzera voterà a favore del referendum per tornare a legalizzare le droghe leggere. A dirlo il ministro dell’Interno Roberto Maroni che ieri (lunedì 17) a Villa Saporiti ha incontrato i rappresentanti delle Province lombarde. «Abbiamo un’altra opinione sulla droga - ha detto il numero uno del Viminale - ed è quella del contrasto con ogni mezzo perchè le droghe leggere poi portano a quelle meno leggere, ovvero pesanti». E sul rischio che Como, come le altre zone di confine con la Confederazione elvetica, torni a diventare un corridoio per lo spaccio, Maroni ha ribadito: «La nostra filosofia è la tolleranza zero nei confronti di ogni forma di droga».
Tra l’altro dal primo di gennaio i controlli alla frontiera caleranno in vista dell’adesione della Svizzera al trattato di Shengen arrivando progressivamente a sparire. Questo associato a un «sì» del referendum potrebbe significare il ritorno del pendolarismo della canapa.
Dal vertice lariano il ministro dell’Interno ha varato una nuova modalità per adottare misure in materia di sicurezza e aiuto agli Enti locali. «Voglio seguire le buone prassi che ci sono sui territori per quanto riguarda questioni di mia competenza come la sicurezza integrata o integrale, coinvolgendo tutti i soggetti che operano sul territorio in primo luogo i sindaci, ma anche i presidenti delle Province. Mi riferisco all’unificazione delle sale operative e poi agli esempi di efficienza per arrivare a definire regole che poi valgano per tutti. E mi pare che su questo, su sicurezza e protezione civile, i presidenti al di là dei colori di appartenenza, abbiano manifestato apprezzamento. C’è poi la questione del controllo sociale nei piccoli paesi e nei Comuni, che si è smarrito negli ultimi decenni, attraverso il coinvolgimento dei cittadini. A questo vanno aggiunti il federalismo e le infrastrutture».
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