Ministro Kyenge, visita a Cantù

In Consiglio la Lega se ne va

I consiglieri del Carroccio sono usciti in segno di protesta prima dell’ingresso in aula del ministro. Masocco: «Le banane? Meglio delle noci di cocco». La replica: «La libertà è sacra e vado avanti»

Niente urla o lanci inconsulti, ma la Lega Nord ha deciso di manifestare comunque chiaramente la propria contrarietà alla visita, ieri, del ministro all’Integrazione Cécile Kyenge, in città per partecipare alla festa regionale del Pd e ospite in consiglio comunale.

Alessandro Brianza ed Edgardo Arosio hanno così lasciato l’aula prima del suo arrivo e hanno votato contro l’interruzione della seduta per permettere il suo intervento. E lo stesso ha fatto Giorgio Masocco, espulso dal Carroccio ma autoproclamatosi unico vero rappresentante del Nord. Non ci sono state contestazioni della militanza, solo la protesta in abito istituzionale.

«Se le avessero tirato la noce di cocco le avrebbero fatto male. Quindi la banana.. deve essere contenta» ha detto Masocco.

Il ministro, arrivato in piazza Parini alle 19.30, commentando gli episodi di cui è stata vittima nei giorni scorsi ha ribadito di non aver pensato di lasciare il proprio ruolo «nemmeno per un secondo» e che il problema non è suo né di una particolare parte politica «è un problema culturale». Si è dichiarata molto serena, «perché le cose che sto dicendo in giro per il Paese non sono offese, è la verità». Quindi sui leghisti che hanno lasciato l’aula: «La libertà è sacra».

Il sindaco Claudio Bizzozero ha accolto il ministro nel corso della seduta di consiglio che all’ordine del giorno aveva l’adozione del piano di governo del territorio, seduta fermata dal lungo applauso che ha dato il benvenuto all’ingresso di Cécile Kyenge da parte del salone gremito. Per il ministro due regali, una copia della delibera di consiglio con la quale è stata conferita ai minori stranieri residenti in città la cittadinanza comunale.

E poi una copia di un libro sulla storia di Galliano. Ma non solo: «Ci permettiamo di chiederle – l’invocazione del primo cittadino – di portare all’attenzione del governo la realtà del territorio. La realtà delle famiglie che subiscono scelte che considero sbagliate e delle aziende che patiscono il peso della pressione fiscale».

Anche questo dalla Kyenge è stato ritenuto un regalo, «perché portare la voce del territorio a Roma e far sentire le richieste che arrivano dal basso fa parte del mio compito».

Nel suo intervento, punteggiato da applausi calorosi, il ministro all’Integrazione, minuta nella sua giacca sgargiante e con la voce pacata, ha evidenziato l’importanza dell’impegno comune per favorire l’interazione che sia anche interazione, «integrazione che passa dalla legalità. È necessario far uscire le persone dall’invisibilità, e non parlo solo degli stranieri; dare la possibilità a tutti di avere un lavoro riconosciuto legalmente». Da qui la sua battaglia per lo ius soli, perché «l’integrazione nasce dall’opportunità di sentirsi cittadini di un Paese». E poi il monito a ricordare che «la diversità è ricchezza, ma al primo posto ci sono i diritti e i doveri».

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