Nuova moschea in vista?
Il quartiere insorge

No all’ipotesi di un centro culturale islamico in via Gasparotto «È questione di svalutazione degli immobili, traffico e rumore»

«Sono contrario alla realizzazione di qualsiasi tipo di moschea, o centro culturale islamico, in città». Queste le parole di Gianluigi Lazzarini, ex presidente di circoscrizione a Bizzozero, che entra in merito alla nuova proposta, ancora non ufficiale, avanzata dalla comunità islamica all’assessorato all’Urbanistica di Varese, nella quale propongono come sede della nuova moschea un capannone a ridosso della bretella autostradale, al confine tra Varese e Gazzada Schianno.

Si tratta di una proposta informale dal momento che è prevenuta solo via mail, tanto che il personale dell’ufficio urbanistica ha risposto ai diretti interessati che quella non era la modalità giusta per avanzare una richiesta. Insomma, a tutti gli effetti si tratta ancora di un progetto in divenire, ma che dimostra come l’esigenza da parte della comunità musulmana di un nuovo luogo di culto, che sostituisca quello attuale di via Giusti, sia una necessità più che concreta e che vorrebbe prendere vita in un capannone posizionato tra il complesso dell’ex Malerba e viale Borri.

Ma la comunità islamica aveva puntato gli occhi anche su un’altra struttura, il capannone industriale in fondo a via Della Guaralda a Giubiano.

I musulmani non hanno ancora scartato questa ipotesi che aveva scatenato non poche polemiche, tanto da spingere alcuni residenti ad attivare una raccolta firme per dire no alla nuova moschea. Ora, la possibilità di spostare il centro culturale in prossimità di via Gasparotto sta già scatenando discussioni nel quartiere.

«Le regole sono uguali per tutti - continua Lazzarini -: c’è un Piano di governo del territorio che stabilisce dove possono sorgere i luoghi di culto e che il capannone vicino all’ex Malerba sia destinato a tale scopo mi sembra alquanto strano. Non sarebbe corretto avvantaggiare la comunità islamica quando ci sono tanti cittadini e tanti imprenditori in difficoltà perché non possono svolgere lavori di ampliamento e altro a causa del Pgt».

Anche i promotori della raccolta firme contro la moschea di Giubiano, che mantengono l’anonimato perché temono possibili ripercussioni, ritengono che non sia una questione legata al dove.

«Se si spostano da Giubiano in un’altra zona non cambia nulla. Il problema è che la presenza di una moschea crea disagi ai residenti perché i momenti di preghiera del venerdì disturbano e si creano problemi con i parcheggi e con il via vai di persone. In tutta la provincia ci sono già 60 sedi dove possono ritrovarsi a pregare: mi sembra più che sufficiente».

Carmine Bianchi è un pensionato di 77 anni che vive in via Gasparotto. «Noi qui non vogliamo nessun centro culturale musulmano - commenta -. Non è questione di pregiudizio, ma di svalutazione degli immobili, traffico e rumore». Anche Lucia Sardella che vive proprio vicino all’ex Malerba si dice contraria. «Ma stiamo scherzando? Se aprono una moschea qui, non viviamo più».

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