Operaio ucciso a bruciapelo
Killer erbesi condannati a 30 anni

Fabio Citterio e Tiziana Molteni sono imputati per la morte di Antonio Caroppa. Riconosciuta l’aggravante della premeditazione. I difensori: ricorso in Appello

Trent’anni di reclusione: il massimo della pena - tenuto conto che il processo si è svolto con il rito abbreviato - per Tiziana Molteni, 53 anni, di Inverigo, e suo cugino Fabio Citterio, 46 anni, di Lurago d’Erba. Sono loro i colpevoli dell’omicidio di Antonio Caroppa l’operaio quarantenne, freddato a maggio dello scorso anno nel garage della sua abitazione a Paderno D’Adda (Lc).

Per la quantificazione della pena, il giudice Massimo Mercaldo è dunque partito dall’ergastolo, accogliendo le richieste del pubblico ministero Rosa Valotta, e non da 30 anni, come auspicavano le difese, sperando nel riconoscimento delle attenuanti generiche e quindi in una condanna decisamente più mite.

Dunque, nessuna attenuante ma anzi il riconoscimento dell’aggravante della premeditazione, proprio quello che gli avvocati difensori (MarcelloPerillo per Citterio e Vito Zotti per la Molteni) hanno cercato in tutti i modi di evitare, tentando di convincere il giudice che la spedizione punitiva a casa Caroppa avrebbe avuto il solo intento di spaventare l’uomo e che il colpo di pistola che lo uccise colpendolo al collo partì per una tragica fatalità.

Ha parlato di «killer degni di un film dei fratelli Cohen», l’avvocato Perillo, evocando l’immagine di due sprovveduti catapultati in un gioco più grande di loro. E, munito di metro, durante la sua arringa, ha cercato di dimostrare che, quando il colpo partì, Citterio teneva la pistola all’altezza della vita.

Se l’intenzione fosse stata quella di uccidere, insomma, avrebbe teso il braccio e mirato al petto o alla testa, insomma, e non al collo, con un’inclinazione dal basso verso l’alto.

E certamente, i due assassini non avrebbero lasciato nelle immediate vicinanze della casa del delitto tali e tante prove da permettere il loro arresto nello spazio di poche ore.

Dal canto suo, la pubblica accusa ha messo in fila tutti gli elementi di prova, non concedendo alcuno spazio per uno sconto di pena ulteriore a quello previsto dal rito alternativo.

Le parti civili, infine, hanno quantificato la richiesta di risarcimento: 100 mila euro a testa per i due fratelli e la mamma della vittima, 350 mila euro (ma solo a titolo provvisionale) per la compagna e la figlioletta di Caroppa.

«Siamo molto delusi dall’esito - è il commento finale dell’avvocato Perillo - Non si è tenuto conto del comportamento processuale e delle dichiarazioni rese da Citterio e Molteni in Corte d’Assise. Una mazzata che va assorbita, crediamo ci siamo ampi margini di riforma in Appello». 

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