Ospedale, dipendenti in agitazione
Una risposta oggi dalla Regione

Fatebenefratelli di Erba, gli infermieri chiedono garanzie sulla tredicesima

Lo stato di agitazione, disposto dai sindacati su mandato dei lavoratori riuniti in assemblea, è già partito.

Ma prima di inviare una comunicazione ufficiale al Prefetto, i dipendenti dell’ospedale Fatebenefratelli di Erba - che rischiano di vedere metà delle proprie tredicesime e i premi di produzione rinviati al marzo 2014 - aspettano entro oggi (insieme allo stesso direttore amministrativo Nicola Antonicelli) una risposta da parte della Regione.

«L’assemblea di martedì pomeriggio - ricorda l’operatrice socio-sanitaria Antonella Magli, 52 anni, rappresentante della Cgil - ha deciso di aspettare fino ad oggi per capire se la Regione verserà in tempi brevi all’ospedale i soldi dovuti (sei milioni di arretrati, ndr)».

Se i soldi arriveranno a breve, infatti, «potrebbero riuscire a pagarci tredicesime e premi di produzione. In caso contrario, o se non dovesse arrivare una risposta, lo stato di agitazione verra formalizzato anche in prefettura».

E in quel caso qualche problema per gli utenti potrebbe porsi. «Lo stato di agitazione - dice la Magli - comporta tra le altre cose il blocco degli straordinari e dei cambi di turno. È chiaro allora che se nel settore infermieristico qualcuno è in malattia, e non può essere sostituito da dipendenti a riposo o che hanno già smontato, qualche ripercussione sul servizio è inevitabile». La Magli lavora all’ospedale erbese da trent’anni. «Ci sono stati momenti di difficoltà - ricorda - ma mai fino a questo punto. Le tredicesime, ad esempio, non sono mai state messe in discussione: ora rischiamo di dover aspettare fino a marzo».

Da qui la preoccupazione di questi giorni: «Ho partecipato a molte assemblee, normalmente eravamo in 10-15 persone. Martedì pomeriggio, invece, eravamo in 150 lavoratori. Il problema di liquidità è sentito da tutti, a partire dalla stessa dirigenza amministrativa che si trova a dover pagare dipendenti e fornitori senza poter ancora contare sui rimborsi promessi dalla Regione».

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