Poche bici a Cantù
Troppi pericoli

Difficile percorrere il centro sull due ruote, non solo per le salite

Una città vietata alle biciclette, dove il traffico è cresciuto giorno dopo giorno senza tenere conto delle esigenze o del semplice piacere di chi si sposta con le due ruote.

Al punto che i ciclisti dell’agonismo, legati alle squadre sportive, sono costretti ad abbandonare Cantù e i paesi limitrofi per dirigersi altrove.

«Non ci possiamo allenare a Cantù - dice Flavio Spinelli, presidente del Cc Canturino - perché purtroppo non esiste la possibilità. È pericoloso muoversi su strade troppo trafficate, non possiamo percorrerle. Anche per questo, con i nostri ragazzi, ci spostiamo in provincia di Varese e Lecco. Dove ci sono più margini per poter pedalare grazie a viali più ampi».

Forse la città ha sempre sottovaluto la questione anche per un aspetto morfologico: le molte colline, e relativa fatica in salita, possono scoraggiare i semplici avventurieri della bici, che magari vorrebbero spostarsi per banali commissioni sull’ecologica due ruote.

Senza dimenticare che qualche anno fa, all’arrivo di tappa del Giro d’Italia, via Manzoni, nella sua sommità di piazza Garibaldi, è stata dichiarata Gran Premio della Montagna, per quanto non di prima categoria.

Eppure, si potrebbero creare, nell’opinione di Spinelli, più piste ciclabili. «Non è così impossibile trovare spazio sulle strade di cintura, le circonvallazioni improprie come ad esempio via Grandi, via Mazzini, via Mentana. Aiuterebbero gli sportivi delle bici, gli amatori, i semplici ciclisti. Soltanto che queste piste non sono mai state create. Direi che forse l’unica esistente è quella su via Manzoni, che poi sarebbe una ciclopedonale».

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