Salvato dai contrabbandieri
Ora li vuole ringraziare

La famiglia Del Monte sfuggì alla deportazione grazie ad alcuni “sfrusadur” della zona
Fra i tanti “Giusti” che aiutarono gli ebrei sul lago

Un agrifoglio sulla vetta del Bissbino per ricordare “I Giusti sconosciuti”, tutti quegli eroi senza nome che aiutarono tante persone a sfuggire alle persecuzioni naziste accompagnandoli in Svizzera attraverso la ramina.La cerimonia è in programma domenica prossima.

Una di quelle storie è l’odissea della famiglia Del Monte, raccontata per la prima volta perché uno dei componenti, Ugo, vorrebbe trovare chi si era generosamente prodigato per salvare la sua vita, quella della sorella e della mamma. La testimonianza, inedita, è stata raccolta da Lauramaria Maggi e Ennio Fietta proprio nell’ambito delle ricerche sui “Giusti sconosciuti”.

Ugo Del Monte, 82 anni, di Carate Urio, ne aveva 12 quando il 3 dicembre 1943, insieme alla madre Anna Levi e alla sorella Mirella, era riuscito a riparare in Svizzera. La sua salvezza è legata a circostanze romanzesche in cui avevano assunto un ruolo essenziale persone che Ugo e i suoi figli annoverano fra i Giusti. A tutt’oggi, dopo 70 anni, sono riusciti a identificare soltanto una delle persone alle quali è legata la sopravvivenza della loro famiglia, la signora Emma Ripamonti.

Aiutati da un collaboratore della ditta di Luigi Del Monte, una sera i tre fuggitivi avevano lasciato la casa della signora per raggiungere Sant’Anna sopra Argegno e poi Porlezza ma senza riuscire a varcare il confine. A un certo punto avevano deciso di tornare verso Como con il battello e si erano fermati a Carate Urio. Per pura fortuna avevano incontrato una signora, moglie e madre di quei contrabbandieri che, dopo averli accolti in casa e rifocillati, li avevano aiutati senza ricompensa a salire sul Bisbino ormai coperto di neve. Una guardia di finanza, aveva fatto finta di non vederli e i tre avevano trovato salvezza passando per la Valle di Muggio.

Gli altri della famiglia, arrestati a Moltrasio deportati a Auschwitz dal famigerato binario 21 della stazione centrale di Milano, non erano più tornati.n 

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