L’omicidio di Domaso
Si cerca la pistola nel lago

Oggi i funerali di Alfredo Sandrini, freddato otto giorni fa con quattro colpi di arma da fuoco sparati alle spalle

I sommozzatori dei carabinieri si sono tuffati nelle acqua del lago, di fronte alla ciclabile tra Domaso e Gera Lario, per cercare l’arma utilizzata per uccidere Alfredo Sandrini, l’uomo di Sorico freddato con quattro colpi alla schiena da un killer al quale gli inquirenti stanno ancora dando la caccia.

Otto giorni, nessun indagato e un mistero sempre più fitto.

Interrogare mezzo paese, perquisirne l’altra metà, acquisire i tabulati telefonici del suo cellulare e di quelli della cerchia più stretta delle sue conoscenze, non è bastato, finora, a identificare un assassino che resta, per il momento, ben nascosto nell’ombra, più o meno al sicuro.

Di lui si sa poco, pochissimo, quel tanto che basta a delineare un profilo molto generico, salvo infine accorgersi, fatalmente, che nel caso si tratterebbe di un identikit molto generico, buono per mezzo paese. A sparare è stato un uomo (o una donna, perché no) che possedeva un’arma calibro 22, probabilmente un fucile, a voler dare credito alle poche parole spese dalla vittima con i suoi soccorritori. Quanti sono a possederlo? Tanti, e i carabinieri hanno già bussato a tutte le loro porte. Non doveva trattarsi neppure di un cecchino, probabilmente neppure di un cacciatore, se è vero, come risulta dall’autopsia, che dei quattro colpi esplosi, soltanto due sono andati a segno benché sia pressoché certo che i colpi siano stati esplosi da una distanza non proibitiva. Della vittima l’assassino conosceva perfettamente abitudini e spostamenti.

Lo ha atteso dalle parti della ciclopedonale, dove sapeva che sarebbe transitato. Quante persone conoscevano Sandrini? Forse non tantissime, e a maggior ragione nessuna di loro è sfuggita ai controlli degli investigatori. E ancora, una certezza: chi ha sparato abita da queste parti; sapeva che in pieno inverno, su quella strada che da Domaso risale verso Gera Lario, nessuno lo avrebbe visto né sentito. È tutto chiuso: case di vacanza, locali pubblici, ristoranti, il deserto. E allora? E allora, per risolvere il giallo, servirebbe quantomeno un movente di cui, per il momento, a sette giorni dal delitto, non c’è nessuna traccia.

Questo pomeriggio a Nuovo Olonio l’ultimo saluto a Sandrini.

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