Una mail “segreta” semina il caos in Regione: il 28 febbraio 2020 Fontana avrebbe richiesto di non istituire altre zone rosse in Lombardia

Pandemia Una comunicazione scritta tre anni fa e indirizzata a Protezione Civile, Presidenza del Consiglio e ministeri dello Sviluppo economico e dell’Interno che ora potrebbe costare cara al presidente della Regione Lombardia. La mail è stata pubblicata sul quotidiano “Domani”

È bufera per colpa di una mail: l’autore è Attilio Fontana, presidente di Regione Lombardia, la data il 28 febbraio 2020. Ma è proprio il contenuto di questa mail a farla da padrone tra le notizie di oggi. Infatti, nel testo pubblicato dal quotidiano «Domani» e passato agli atti della Procura di Bergamo, sarebbero contenute alcune frasi del presidente di Regione mirate a evitare la zona rossa in tutta la Lombardia: «il virus clinicamente non dà problemi o comunque è facilmente risolvibile» e ancora «dalle prime evidenze ogni paziente con Coronavirus trasmette il virus ad altre due persone R0=2». Istanze che Fontana, secondo quanto si evince dalla mail, avrebbe portato avanti per chiedere che la Regione rimanesse nella cosiddetta “zona gialla”, lasciando la rossa e le conseguenti misure di lockdown con stop alle attività produttive solo nel Lodigiano.

La richiesta sarebbe stata avanzata dal presidente di Regione Lombardia alla Protezione Civile, alla Segreteria della Presidenza del Consiglio e al Ministero dello Sviluppo economico e dell’Interno. Ma la data della mail stona e non poco con le richieste di Fontana: a fine febbraio 2020 in Lombardia c’erano già 531 contagiati, a fronte di un totale di 888 in tutta Italia. Numeri che suggerivano una presenza del Coronavirus molto più significativa in Lombardia che in altre regioni. E in effetti l’allora governo Conte aveva chiesto l’istituzione di “zone rosse” anche in altre aree lombarde come l’Alta Valseriana e la Bergamasca, sulle quali però la Regione, come questa mail testimonia, opponeva una certa resistenza.

La risposta dal Pirellone alla pubblicazione della mail non si è fatta attendere: secondo fonti interne infatti sarebbe stata la Regione stessa a chiedere l’istituzione in autonomia di “zone rosse”, ottenendo in risposta la richiesta di attendere il successivo Dpcm (il Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri).

Sono accuse che, anche se a distanza di tre anni dai fatti avvenuti, potrebbero fare molto male alla campagna condotta da Attilio Fontana per conservare il proprio ruolo in Regione alle prossime elezioni regionali. Il presidente Fontana si è difeso sostenendo che all’epoca cui risale la mail la diffusione del virus fosse sotto controllo e gli ospedali non ancora sotto pressione. «Prendiamo atto delle dimenticanze che sono state contenute nel servizio (del quotidiano “Domani” ndr) dove non si scrive quel dettaglio che la diffusione del virus era “sotto controllo clinicamente” e gli ospedali non erano ancora sotto pressione» ha replicato il Fontana.

La Regione era già finita nell’occhio del ciclone, sulla gestione Covid, nei mesi successivi all’esplosione del virus. Colpa della delibera XI / 2906 del 2020. In quel documento l’allora assessore al Walfare Giulio Gallera aveva inserire una disposizione rivolta a tutte le residenze sanitarie per anziani: fare posto per poter ospitare pazienti positivi al virus, così da scaricare la pressione sugli ospedali. Da quanto accertato, di quella disposizione non se ne fece fortunatamente nulla, ma diversi anziani vennero mandati a casa. A Como ci fu almeno un caso - documentato anche in un esposto in Procura - nel quale una donna fu rimandata a casa dalla Rsa dove si trovava. Era positiva, nessuno se ne accorse. L’anziana morì, il figlio fu ricoverato per un mese in rianimazione e si salvò per miracolo, la nipote anche lei fu contagiata e rimase a lungo ammalata. Ma la Procura archiviò tutto dicendo che, per quanto di errori ne siano stati commessi, il Covid è stato un «evento eccezionale» ed è «difficilmente dimostrabile il nesso tra gli anziani deceduti e le colpe di organizzazione»

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