Via Paoli, la casa in scatola

L'incredibile vicenda di una villetta oscurata da due colossi di cemento

«Alla fine me ne andrò, perché non mi lasciano alternative. Per vivere troverò un’altra casa anche se difficilmente, questa, potrà interessare a qualcuno. Certo che mi hanno danneggiato... Forse anche più di quanto si possa immaginare».
La signora Giuditta Raccagni alza il dito verso l’alto. Pur essendo una di quelle giornate in cui il cielo sembra uscito dal pennarello della sua nipotina, a guardarlo da qui, da questo grazioso giardino di via Pasquale Paoli, si ha come l’impressione di trovarsi sul fondo di un immenso scatolone. La casa in cui la signora e la sua famiglia vivono dal 1965 è uno dei simboli, purtroppo non l’unico, delle inclinazioni cementizie di una città senza mezze misure. Ai lati del suo piccolo giardino, due imprese immobiliari hanno avviato la costruzione di altrettante palazzine di sei piani ciascuna. Oggi che sono arrivati al tetto, i due colossi, realizzati alla distanza di un braccio dal muro di cinta (alla proprietaria hanno raccontato che la vecchia regola dei cinque metri di rispetto non vige più, almeno non nel suo caso, e davvero basta allungarlo, un braccio, per toccare i balconi dei primi piani), i due colossi stringono la villetta al punto da farla somigliare al palcoscenico di un cartone animato. Se non fosse che non c’è davvero niente da ridere, sembrerebbe la casetta di uno sciaguratissimo Paperino, chiusa nella morsa di cemento di una immensa Paperopoli senz’anima. Idue mastodonti tolgono sole e ossigeno.

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