Virus, altre otto vite spezzate
A Como ospedali al collasso

Aumenta la pressione su Sant’Anna e Valduce I morti comaschi sono 47, ieri 42 positivi in più

Non è facile leggere i numeri del contagio. Ogni giorno, sul fare delle 18, quando l’assessore al Welfare Giulio Gallera si collega in diretta via Facebook, siamo tutti lì incollati, a incrociare le dita. I positivi al tampone , in Lombardia - ultimo dato disponibile- sono 22.264, contro i 19.884 del giorno precedente, cioè 667 in più.

Il dato per nulla confortante arriva dalla nostra provincia e da quelle vicine. Sul Lario i positivi salgono a quota 380, a Lecco sono a 676, a Varese - dove il virus sembra crescere un po’ più lentamente - sono 338, a Sondrio hanno raggiunto quota 207.

L’altroieri, in provincia di Como - sulla base dei dati delle Ats Insubria e Montagna, competente per l’alto lago - i decessi erano 39. Ieri erano saliti a quota 47.

Ma è la situazione in generale a suscitare forti preoccupazione, è il clima a preoccupare, quello che si respira negli ospedali, nei reparti di Terapia intensiva, in corsia. Al Sant’Anna ci sono addirittura 150 ricoverati - praticamente non c’è più un posto letto - , 24 dei quali in rianimazione, in condizioni critiche, spesso davvero molto critiche. Ieri - e almeno questa è una buona notizia - sono stati dimessi 26 pazienti, forse non quanti ci aspetteremmo, ma è comunque qualcosa. I morti a San Fermo salgono da inizio emergenza a quota 44, cinque dei quali provenienti da fuori provincia. Del resto anche negli altri ospedali - dal Valduce a Villa Aprica - non si ferma l’afflusso di pazienti covid positivi provenienti da altre strutture del territorio regionale, in questa eterna corsa a posti letti che scarseggiano sempre di più. «Prosegue la nostra strategia di alleggerire gli ospedali di frontiera con il trasferimento di pazienti - ha confermato ieri Gallera -. Oggi ne abbiamo fatti altri 27. Siamo oltre i 200 pazienti».

Il contagio corre ancora nelle province di Bergamo e Brescia, le più colpite dall’epidemia. Nella Bergamasco sono 5.554 le persone positive, 509 più dell’altroieri, nel Bresciano 4.648, 401 in più. In provincia di Cremona i contagiati sono 2.392, in crescita di 106, nel Lodigiano 1.597, 69 più del giorno precedente, in provincia di Monza Brianza 816, addirittura 321 in più. Nel Mantovano i covid positivi sono 723 (+87), nel Pavese 1105 (+9).

Il problema più grave è che ora il virus avanza su Milano, che ormai da due giorni ha gli stessi numeri di contagiati delle due province più colpite: l’altroieri 638, più di tutte, ieri 526, qualcuna in meno ma sempre più di Bergamo. Ma un altro dato, non bastassero questi, fa salire la preoccupazione: il balzo di Monza Brianza che in un giorno solo fa registrare 321 positivi su un totale di 816, circa il 40% in più in 24 ore.

Sono dati - ha detto l’assessore Gallera - , che si riferiscono a contagi di circa 11 giorni fa, guarda caso proprio quelli del folle week end, durante il quale i milanesi, come se niente stesse accadendo, avevano affollato i parchi, le vie del centro, i Navigli, per quello che nessuno immaginava sarebbe stato l’ultimo fine settimana all’aperto di Milano per un lungo lasso di tempo. Anche se resta ancora proporzionalmente basso il dato della città, 1550 positivi, lo 0,1% della popolazione, senza tenere conto di tutti gli asintomatici o malati cui il tampone non viene fatto, cresce la sensazione di essere circondati dal virus. E si attende con ansia l’apertura dell’ospedale in Fiera, dove procedono spediti i lavori. Che i dati, forniti nella quotidiana, angosciosa, diretta Facebook dell’assessore Giulio Gallera, fossero brutti lo aveva anticipato in mattinata il presidente Fontana, probabilmente per dare ancora più forza alla richiesta al Governo di misure molto più rigide nelle ore durante le quali a Roma si stava predisponendo il nuovo decreto.

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