Brenna: il tessile chiede flessibilità
Anche lavorare la domenica

Il vice presidente di Confindustria lancia una sorta di proposta-provocazione. Graziano Brenna conferma l'allarme di ieri di Ambrogio Taborelli sulla gelata improvvisa di ordini registrata a novembre. E di fronte ai nuovi dati non esita a precisare che la crisi non è affatto passato. Anzi, forse i mesi più duri sono ancora questi.

Cifre alla mano, appare sempre più evidente come la crisi abbia colpito nella stessa pesante misura tutti gli anelli della filiera serica. E non è un caso se anche Como si sia mossa per chiedere lo stato di crisi in soccorso di una situazione che si teme possa ulteriormente peggiorare.

«Di momenti difficili in passato ce ne sono stati tanti, ma per quel che mi ricordo non era mai capitato una cosa simile -esordisce Graziano Brenna, vice presidente di Confindustria Como, a capo di un gruppo di aziende specializzate nella tintura e commercializzazione di filati -. Lo tsunami scatenato dal crac della finanza intrenazionale ha colpito l’intero sistema industriale. Non si è salvato nessuno, per la prima volta nella storia del tessile sono state intaccate in modo determinante e senza eccezioni tutte le tipologie di prodotto, dagli accessori all’abbigliamento».

In grande sofferenza, quindi, anche le tintorie di filati, segmento composto nel Comasco da una ventina di aziende, di dimensioni medio-piccole (40-50 dipendenti) disseminate nel territorio lariano, tra Como e la Brianza. Una realtà fino a pochi mesi fa in controtendenza rispetto ad altri comparti, per la sua capacità di innovazione.

«Il nostro settore era in netta crescita - conferma l’imprenditore -. Questo grazie all’apertura verso quei filati di nuova generazione che stanno sottraendo sempre maggiori quote alla seta. Ogni giorno, a Como, vengono lavorate varie tonnellate di poliestere per i colossi della grande distribuzione, big come Zara, per esempio, alla continua ricerca di novità».

Anche questa clientela, che rappresenta una forte e importante componente nel carnet ordini, adesso sta subendo un netto calo dei consumi, con evidenti conseguenze nella sottostante catena di fornitori.

«Il picco è stato toccato lo scorso anno, una caduta verticale senza precedenti - continua Brenna -. Poi siamo ripartiti, anche se molto lentamente. Settembre e ottobre sono stati trainati dal rispristino delle scorte, ma a novembre il vento è cambiato, si moltiplicano i segnali di rallentamento».

Tenuto conto di questo ennesimo stop, i tintori stimano di chiudere l’esercizio 2009 con una perdita tra -30 e-50%. Purtroppo aumentano anche le ansie per il 2010, a detta degli operatori ancora in stagnazione. «Ormai risulta chiaro che ci vorranno anni prima di tornare ai livelli e alla redditività del 2007 - commenta Brenna -. L’intera filiera deve riorganizzarsi per resistere e conservare un ruolo chiave, altrimenti faremo la fine del distretto tessile di Lione».

In altri termini, bisogna insistere sulla diversificazione e sul miglioramento del servizio. «Se Zara rinnova le vetrine ogni 15 giorni, il mondo che sta dietro deve adeguarsi alle sue esigenze -. Si può tener duro solo mantenendo in portafoglio alcuni grandi clienti. Come? Con capacità progettuale, massima elasticità e flessibilità. Magari ci si ferma il giovedì e si lavora la domenica. Insomma, tutti dobbiamo far quadrato: titolari, dipendenti, sindacati. Solo con l’unione delle forze si può sperare di mantenere in vita questo mestiere».

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