Tessile, via libera dall'Europa
all'etichetta d'origine delle merci

Approvata la risoluzione per introdurre l’obbligo di etichetta su tutte le merci in ingresso nel mercato comunitario. Una prima vittoria, dopo mille difficoltà per gli imprenditori tessili che attendevano questo momento da molto tempo a tutela della propria produzione.

«Il peggio è passato, ma gli effetti della fase recessiva si faranno ancora sentire nel 2010, che sarà caratterizzato da un andamento discontinuo, con rapidi rimbalzi alternati a momenti di stasi. Il rischio evidente, e da evitare, è che molte aziende decidano di ridurre i propri dipendenti e che si spezzi così la catena produttiva.

La direzione del governo è quella di tenere insieme il sistema manifatturiero attraverso gli ammortizzatori sociali: l’abbiamo già fatto e continueremo a farlo, dando una mano alle imprese». È questa la prima risposta di Adolfo Urso, in visita ieri a Confindustria Como su invito del senatore Alessio Butti, alla platea di autorità e imprenditori presenti all’incontro. Il vice ministro alla Sviluppo con delega al Commercio estero ha incassato il plauso per la battaglia condotta dall’Italia in sede Ue sul fronte del «made in».

Tre giorni fa, il Parlamento di Strasburgo ha infatti approvato la risoluzione per introdurre l’obbligo di etichetta su tutte le merci in ingresso nel mercato comunitario. Una prima vittoria, dopo mille difficoltà. «Finalmente sia i Paesi del Nord Europa, dove è potente la grande distribuzione commerciale, sia i Paesi del Sud, con una forte industria manifatturiera, hanno votato in modo coeso» ha spiegato il vice ministro.

Chiamato in causa da Mario Cantaluppi, presidente del gruppo Tessile, Urso si è impegnato anche a sostenere l’iter di un altro sospirato provvedimento, riguardante le regole d’origine preferenziale. In pratica la filiera serica sollecita una normativa che, se approvata, consentirà l’abolizione dei dazi al rientro nell’Ue dei tessuti comaschi mandati a confezionare nel vicino Nord Africa e Medio Oriente. Il rappresentante del governo guarda anche ad altri ambiziosi traguardi.

«Se non vogliamo che i Paesi in via di sviluppo continuino a devastare il pianeta e per compensare la disparità di costi dovuta al mancato rispetto di qualsiasi norma, in prospettiva dovremo fare pressing per introdurre un dazio ambientale». Un attacco a Cina, Vietnam e India, dove oggi ci sono condizioni di lavoro disumane e nessun rispetto per l’ambiente, perché applichino le nostre stesse regole. Gli operatori hanno approfittato dell’occasione per sollecitare anche una maggior attenzione ad altri nodi cruciali, dalla stretta creditizia all’eccessiva burocrazia, agli esorbitanti costi energetici. A introdurre i lavori, il presidente di Confindustria Como, Ambrogio Taborelli e il presidente della Camera di Commercio, Paolo De Santis, che hanno motivato la richiesta di aiuti pubblici non solo per fronteggiare lo stato attuale di emergenza, ma anche per essere pronti a competere quando arriverà la ripresa.

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