Imprese, nasce a Como
la prima Confindustria federalista

A maggio l'aggregazione fra le strtuure territoriali di Confindustria di Lecco, Monza Brianza e Cpomo celebreranno la prima assemblea della prima Confindustria federata sul territorio. E il modello di Como, oramia, è già stato adottato dal Lazio, dalla Lombardia e da ieri anche da Torino.

Sono entrati in Confindustria Torino verso le 11 del mattino. Sotto braccio il piano, dettagliato, di quello che si sta ormai consolidando come il progetto pilota per tutta Italia. Ambrogio Taborelli, presidente di Confindustria Como, accompagnato dal direttore generale, Antonello Regazzoni, hanno incontrato i vertici degli industriali torinesi per spiegare la loro riforma in chiave federalista dell’associazione. Un progetto che a Como è partito sei mesi fa, e che ruota intorno all’idea di aggregazione, oltre che di Como, delle Confindustria di Lecco e Monza Brianza: nascerà così una nuova struttura che ingloberà più di 170mila lavoratori, oltre 2mila imprese collegate fra loro dallo stesso filo della vocazione manifatturiera. Ora, dopo la presentazione in Confindustria Lombardia, dopo quella fatta a Roma per Confindustria Lazio - e che ha fatto partire lo stesso percorso aggregando le associazioni industriali delle cinque province del territorio di Roma, Latina, Viterbo, Rieti e Frosinone) Taborelli e Regazzoni, hanno varcato anche il portone di Torino.

Il capitano degli industriali comaschi ha spiegato la validità di questo progetto al suo collega e sotto la Mole ha illustrato la portata di una riforma che taglia costi, garantisce maggiore efficienza e mette a frutto l’evoluzione tecnologica e la possibilità di usufruire di servizi messi in rete da ciascuna delle strutture associative che partecipano. Ma Taborelli non ha nascosto un secondo risvolto, forse ancora più determinante, dell’intero progetto: il territorio di Como vuole essere più attrattivo per nuovi investimenti o insedimenti produttivi? Allora - è il filo del ragionamento che ha sviluppato Taborelli - Como ma vale per ogni altro territorio deve esprimere anche una più forte e robusta rappresentanza politica, per avere un maggiore peso con i diretti interlocutori istituzionali sul territorio, dagli enti locali, Comuni e Regione - interlocutore principale e che vedrà rafforzato il proprio ruolo dal progetto di federalismo in arrivo - , fino a giocare un ruolo diverso anche dentro la stessa Confindustria.

Alla politica poi Taborelli manda un solo esplicito messaggio: «L’iniziativa taglierà le spese, non le moltiplicherà. E tutti ci stiamo muovendo unicamente nell’interesse dei nostri associati. Del resto la crisi lo ha dimostrato: gli imprenditori sono più veloci dei politici e il mondo che ci troveremo ad affrontare sarà completamente diverso per ritmi, tempi e richieste. Questo progetto va in questa direzione, essere pronti ad affrontare la nuova situazione del mondo e dei mercati». E allora è solo questione di tempo. L’annuncio - visto il programma di lavoro che ci si è già dato, anche con le altre strutture di Lecco e Monza - è che si possa arrivare già la prossima primavera a celebrare la prima assemblea della prima Confindustria federata sul territorio, nata dall’aggregazione di tre associazioni di industriali. Sarà la prima federazione di imprenditori in Italia, il primo progetto compiuto.

Probabilmente ci sarà un solo presidente, un solo direttore generale, che si alterneranno secondo un ritmo temporale (un po’ come avviene per la presidenza della commissione europea). Verrà studiato l’armonizzazione degli Statuti e la valutazione del peso dei voti. E, altro passo da definire, l’aggregazione avrà una ricaduta sia sulla struttura dei Giovani industriali, sia su quella della Piccola industria. Entro la fine dell’anno sarà definito il percorso di integrazione dei servizi associativi e, grazie al risparmio, le risorse rese disponibili saranno investite per creare nuovi servizi. Su questa parte una commissione - tecnicamente si chiama Comitato interassociativo paritetico, la cui priorità è definire la nuova rappresentanza, una governance politica e l’integrazione delle strutture - sta lavorando da tempo.

Poi da gennaio scatterà la fase politica del percorso, la definizione della governance con la creazione di un super-board a cui sarà affidata l’intera attività di rappresentanza. «E’ assurdo - spiega Taborelli - che sul territorio possa esistere un frazionamento così grande, eccessivo di strutture per rappresentare sostanzialmente gli stessi interessi dell’economia e delle imprese. Credo che oggi si possa definire una situazione anacronistica. Cambia la realtà, cambiano anche le esigenze delle imprese». Aggregarsi, per contare e pesare di più su tutti i tavoli. Aggregarsi anche per cambiare totalmente il volto della rappresentanza sul territorio. E l’esempio a cui pensa Taborelli è anche l’Expo 2015: Como è stato l’ultimo a firmare un accordo di collaborazione, Lugano il primo territorio. Forse poteva andare diversamente se fosse stato uno solo a parlare e rappresentare tutti, visto che tutti hanno comunque lo stesso interesse da perseguire.

L’attuale meccanismo della rappresentanza sul territorio è troppo frammentata e articolata - dicono gli industriali -. C’è bisogno di innovare e migliorare il meccanismo della rappresentanza in modo da evitare che troppi distinguo, qualche virgola in più o in meno possa paralizzare, compromettere e impoverire la crescita di un intero territorio. Il progetto, oggi, è già sul tavolo.

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