Campione fa come Chiasso
Dal casinò alla blockchain

È concreto il progetto dell’imprenditore Paolo Siligoni per creare nell’enclave un polo dell’innovazione. Sette società hanno già aderito, l’obiettivo è arrivare a 25: «Si può fare ma non è l’alternativa alla casa da gioco»

Blockchain uguale criptovalute. Sì ma non solo perché la “tecnologia distributed ledger” (letteralmente registro distribuito) ha numerose potenziali declinazioni sia nel settore manifatturiero, a livello di processo, che in quello dei servizi, pensiamo ad esempio al settore delle utilities. Blockchain uguale futuro - l’impatto, secondo alcuni esperti, sarà simile a quello determinato da Internet – e blockchain, almeno sino ad ora, uguale Svizzera dove, soprattutto in virtù di un quadro regolatorio chiaro, le società che operano in questo settore si sono sviluppate creando una sorta di ecosistema prima intorno alla cittadina di Zug e negli ultimi anni intorno a Chiasso. Tanto che si è parlato di Cryptovalley del Mendrisiotto. «Siamo stati il primo Comune ad accettare il pagamento in bitcoin delle imposte comunali sino a 250 franchi – dice il sindaco di Chiasso, Bruno Arrigoni – una decisione che ha avuto un impatto limitato visto che un solo cittadino si è avvalso di questa possibilità ma l’obiettivo era soprattutto il marketing territoriale ed è stato raggiunto visto che, con un solo comunicato stampa, si è parlato di noi anche in Corea».

Di certo, al di là della fama raggiunta o forse anche in virtù di essa, la cittadina di confine, da anni alla ricerca di una nuova identità dopo il declino del settore finanziario, sta ritrovando una nuova identità attraverso l’insediamento di società che operano nel settore digitale, in particolare del fintech. Un’esperienza che ora potrebbe essere replicata a Campione, alle prese come noto con una drammatica crisi sociale dopo il fallimento della casa da gioco.

L’idea nasce da Paolo Siligoni, imprenditore italiano e azionista di diverse aziende di blockchain in Svizzera e in Europa, ed è sostenuta dai deputati del Movimento 5 Stelle Niccolò Invidia e Giovanni Currò, i quali già dallo scorso marzo avevano sottolineato la necessità di riqualificare la zona come polo innovativo. I parlamentari stanno lavorando per consentire una cornice di fiscalità agevolata. «La questione prioritaria è però un’altra: alle aziende importa soprattutto che vi sia una semplificazione operativa massima quale c’è in Svizzera ad esempio» dice Siligoni. A Chiasso le società che operano nel digitale hanno trovato un alleato nelle autorità locali, nel Municipio in particolare. Quest’ultimo, ad esempio, si sta da tempo facendo parte attiva a livello divulgativo collaborando con l’associazione svizzera Cryptopolis nel far conoscere, ai cittadini ma anche alle imprese, le nuove frontiere aperte dalla blockchain. Ed i frutti sono arrivati a giudicare dalla concentrazione di società che si è avuta negli ultimi anni, quasi tutte italiane, moltissime con progetti di Ico (Initial coin offering). In Svizzera partire è semplice. Con 20mila euro, in uno studio legale, si può costituire una Sagl (società di capitali); il via libera dell’authority che vigila in materia finanziaria, se ci sono i presupposti, ha tempi rapidi.

«C’è molto da fare per far conoscere queste realtà - dice Arrigoni - anche i nostri giovani diplomati che in passato potevano finire nel settore del credito, oggi devono avere adeguata preparazione per confrontarsi con il mondo del fintech». La burocrazia amica, in sostanza, è stata fondamentale per la nascita di Cryptopolis e poi certo hanno giocato fattori diversi, affitti più bassi e migliore accessibilità rispetto a Lugano (nelle ore di punta la rete autostradale ticinese è ultra-trafficata a causa dello spostamento della manodopera frontaliera).

L’imprenditore assicura di avere registrato l’interesse concreto di numerose imprese, 7 avrebbero assicurato la propria disponibilità a partecipare al progetto, l’obiettivo è raggiungere la soglia delle 25 attività: «Ci sono i presupposti per concretizzare il progetto» continua Siligoni, ottimista sì ma anche realista nel chiarire che il digitale può dare un contributo importante al rilancio dell’enclave ma non può essere pensato come l’alternativa al casinò. «Credo che la diversificazione delle attività possa arricchire la realtà campionesse ma non intendo alimentare false illusioni – spiega – stiamo parlando di un progetto che non ha in questo momento i numeri per avere un impatto pari alla casa da gioco in termini di occupazione». E anche sul fronte stipendi è difficile pensare che il polo dell’innovazione garantisca i livelli ai quali i campionesi sono stati abituati con il casinò.

Ciò detto non si tratta di un’operazione da sottovalutare, è un settore in pieno sviluppo, capace di richiamare nell’enclave, società altamente innovative con un capitale umano qualificato. E il lavoro svolto a Chiasso ha dato frutti molto concreti se è vero che solo le maggiori imprese del settore digitale presenti nell’area portano alle casse del Comune tra 1 e 1,5 milioni di franchi (tra 866 mila e 1,3 milioni di euro), più le imposte alla fonte degli impiegati.

«Non abbiamo un registro delle società che operano nel digitale - dice il sindaco di Chiasso – un dato significativo però è quello del nostro tecnopolo dove operano 11 società che danno lavoro a un centinaio di persone». Un valore aggiunto per la cittadina di confine che il municipio ha difeso con i denti quando, lo scorso anno, Fondazione Agire ha concentrato la propria attività a Manno e la prosecuzione del progetto è stata per qualche tempo a rischio. «Preoccupato dall’iniziativa a Campione? Assolutamente no - chiarisce il sindaco Arrigoni – mi auguro invece che si concretizzi innanzi tutto per il bene di Campione, ho fiducia del resto che sia possibile sviluppare delle sinergie, occasioni di collaborazione ci sono e ci saranno anche nel futuro e confido che quello che è stato svolto a Chiasso in collaborazione anche con Siligoni possa essere replicato a Campione».

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