Canton Ticino, un piano
per frenare lo shopping
degli svizzeri a Como

Oltre confine aperto il dibattito politico sull’opportunità di aumentare le domeniche con i negozi aperti

Il Ticino cerca una ricetta anti-crisi economica contro l’onda lunga della pandemia, ma anche in vista di una riapertura delle frontiere verso l’Italia, al netto del tampone negativo in ingresso nel Belpaese oggi chiesto dal Governo italiano. E così nel Cantone di confine, si pensa per i negozi ad un ampliamento delle aperture domenicali, nonché ad un prolungamento degli orari d’apertura.

È stato il Partito Liberal Radicale a lanciare un’iniziativa che prevede una domenica in più d’apertura (da tre a quattro), oltre a mezzora in più rispetto all’orario di chiusura previsto per i festivi. Una proposta rilanciata da “Il Mattino della Domenica”, il settimanale che fa capo alla Lega dei Ticinesi, che ha dato spazio e voce a diverse forze politiche che chiedono più margini d’azione per i negozi. Alessandra Gianella, capogruppo Plr in Gran Consiglio, ha confermato la bontà dell’iniziativa, spiegando che «con la nostra proposta, oltre a chiedere una domenica d’apertura in più rispetto alla legge federale, chiediamo anche di estendere gli orari e consentire di aprire i negozi fino a 400 metri quadrati».

È chiaro che nei Comuni ticinesi di confine questa opportunità potrebbe mettere un freno, almeno in parte, al turismo degli acquisti, tenendo conto che di norma i negozi in Ticino sono chiusi la domenica e nei giorni festivi. Di analogo parere anche l’Udc che al “Mattino della Domenica” ha dato una chiave di lettura, con la deputata Roberta Soldati, di questo tenore: «Maggiori aperture domenicali ed un’estensione degli orari aiuterebbero il commercio a riprendersi da questi mesi durissimi, tenendo conto anche del grande afflusso di turisti in Ticino da Pasqua in poi». Il tema è di stretta attualità e negli anni, anche perché sino ad oggi è valsa la regola in base alla quale «l’apertura generalizzata dei negozi può essere concessa per un massimo di tre domeniche all’anno, definite annualmente dal Dipartimento dell’Economia».

È chiaro che la pandemia è destinata ad imporre nuove regole d’ingaggio, tenendo conto che i negozi hanno potuto riaprire in Svizzera (e in Ticino) il 1° marzo dopo il lungo stop dettato dalla seconda ondata di contagi, particolarmente violenta nella quasi totalità dei Cantoni. Non così bar e ristoranti, che hanno rialzato le saracinesche delle terrazze - vale a dire le aree all’aperto - dal 19 aprile ed ora attendono da lunedì 31 maggio di poter riaprire anche gli spazi interni.

Il settimanale leghista ha registrato la voce della Società commercianti di Lugano, che attraverso Mario Tamborini ha accolto in modo tiepido la proposta di legge portata all’attenzione del Gran Consiglio: «Già adesso esistono importanti possibilità di apertura in deroga per i negozi. Una vera limitazione è costituita dai 200 metri quadrati di superficie massima per la vendita, che andrebbe ampliata».

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