Casnedo, sono abusivi gli scavi
L'area va ripristinata

Il Comune ordina il ripristino dell'area entro 90 giorni altrimenti scatterà il sequestro

CERNOBBIOL’area sul colle di Casnedo, lungo la via privata Tattarletti, in una tra le più incantevoli località dell’entroterra cernobbiese situata sulla verticale di Villa d’Este, dove tra maggio e giugno sono stati eseguiti cospicui sbancamenti, dovrà essere ripristinata com’era prima degli scavi. Lo impone l’ordinanza del comune di Cernobbio a firma della responsabile dell’area territorio Sabrina Maspero e dell’incaricato del procedimento Claudio Fusi.
L’ingiunzione, notificata in questi giorni alla ditta Hopaimm rappresentata dall’amministratore unico Mascia Dell’Assunzione, all’ingegnere Giuseppe Balzarotti direttore dei lavori e all’impresa edile Edilboss di Mihaili Octavian stabilisce il termine di 90 giorni «per le opere di rimessa in pristino» e con un perentorio richiamo alla legge ammonisce che «non provvedendo entro la scadenza, l’area oggetto dello scavo, così come individuata negli elaborati depositati in data 24 giugno 2008, verrà acquisita di diritto gratuitamente al patrimonio comunale».
Da ultimo, i soggetti interessati alla vicenda vengono informati che copia dell’ingiunzione è stata trasmessa alla Procura della Repubblica e alla giunta della regione. Come a dire che il processo non è finito.
Le possibilità che a questo punto si aprono sono soltanto due, o mettere le cose a posto riportando il materiale scavato in modo da colmare la voragine prodotta dagli escavatori o avviare il ricorso al Tar della Lombardia o al presidente della Repubblica.
Il catenaccio è scattato a conclusione dell’istruttoria avviata dall’ufficio tecnico, con il supporto della polizia locale, a seguito di una petizione firmata dai residenti nella zona rappresentati da Marco Piccinini.
A portare il caso all’attenzione dell’opinione pubblica aveva contribuito la denuncia del paesaggio ferito pubblicata da «La Provincia» il 16 giugno. Già il 17 giugno l’ufficio tecnico municipale aveva indirizzato alla Hopaimm una raccomandata con la quale veniva notificato il diniego a costruire su un’area diversa da quella indicata nel 2003 e quindi la pratica avviata il 21 marzo 2008 contenente una richiesta di nuova edificazione con spostamento dell’immobile rispetto alle originarie autorizzazioni «risultava essere non procedibile».
Marco Luppi

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