Chiusura di Henkel
«Allarme lavoro
in tutto il Comasco»

I sindacati a difesa della fabbrica di Lomazzo in un territorio colpito duro dal crollo di tessile e turismo. «Una multinazionale sana non può comportarsi così»

«Inaccettabile che si pensi di chiudere lo stabilimento Henkel a Lomazzo - dichiara Umberto Colombo segretario generale Cgil Como - le forti ripercussioni sociali sarebbero aggravate dalla crisi pandemica che sta già colpendo duramente il tessuto economico comasco. Una tale situazione estesa non può essere tutta a carico dei lavoratori, le aziende devono assumersene la responsabilità sociale. Tutto il territorio, e i sindacati faranno la loro parte, deve dare un segnale preciso per difendere le attività produttive e i posti di lavoro, anche per il futuro».

La reazione è all’emergenza immediata: i sindacati hanno condiviso l’inaccettabilità della decisione di Henkel di chiudere entro giugno 2021 lo stabilimento di Lomazzo ma lo sguardo è anche a medio lungo termine, preme la salvaguardia di una rete di attività economiche prestigiose, storiche, consolidate.

L’appello al governo

In un contesto più ampio «auspichiamo anche che la campagna vaccinale proceda veloce - aggiunge Umberto Colombo - è la via per pensare alla ripresa delle attività economiche. Intanto è necessario che il nuovo governo preveda la copertura e la proroga per gli ammortizzatori sociali» e alla loro riforma, necessaria insieme a politiche attive del lavoro». Sullo sfondo la possibilità, ora o mai più, di finanziare le imprese nella conversione verso innovazione tecnologica e sostenibilità.

«La preoccupazione per la vicenda Henkel è anche dovuta al fatto che si tratta di una multinazionale sana dal punto di vista economico e finanziario - aggiunge Salvatore Monteduro, segretario della Uil del Lario - se questi sono i presupposti ci chiediamo quello che potrà accadere su tessuto produttivo pesantemente colpito con settori già in difficoltà, come il tessile, la cui crisi arriva da molto lontano, il turismo e i servizi. Per questo stiamo chiedendo al governo non solo la proroga ma anche una modifica strutturale degli ammortizzatori sociali che possa innestarsi su una veloce ripresa economica».

Vaccini e investimenti

Piano vaccinale e grandi investimenti sull’innovazione sono le due pietre angolari sulle quali si cerca di costruire un ponte che porti verso quel 2022 quando si prevede un ritorno alla normalità. «Difficile pensare che si possano sbloccare i licenziamenti mentre l’emergenza sanitaria è ancora in corso. C’è anche una responsabilità sociale di d’impresa alla quale sono chiamati gli imprenditori. Nel caso di Henkel non può essere presa in considerazione solo la gestione dei propri dipendenti, ma vanno considerate tutte le persone e le famiglie coinvolte dalla chiusura. Non si può non preoccuparsi da un punto di vista etico e morale delle ricadute sull’indotto e su tutto il tessuto produttivo della zona». Non trascurabile neanche la prospettiva di un’area industriale inattiva di 43mila mq nel centro dell’abitato. «Se c’è una problema logistico, si può comprendere e magari porre le premesse per superarlo, se servono infrastrutture si possono coinvolgere le istituzioni. Si tratta di capire quali sarebbero i limiti del sito di Lomazzo e trovare soluzioni».

Anche se i tempi sono brevissimi. «Giugno 2021: non c’è molto tempo per far cambiare idea a una multinazionale che ha imposto la propria decisione di chiudere - commenta Carlotta Schirripa segretario generale Femca Cisl dei Laghi - quello che per la multinazionale è un polo non più strategico, per noi invece è un luogo di lavoro cruciale perché da lì dipendono circa 150 famiglie che abitano il territorio comasco».

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