Como, imprese in difficoltà
A casa per il Covid
il 15% dei lavoratori

Dal tessile all’industria alimentare pesano le assenze con ricadute su servizi e produzione. «Sostituzione complessa delle posizioni strategiche»

Non solo scuola e sanà, le aziende registrano una quota percentuale incisiva di assenze perché risultate positive o per le quarantene previste in caso di contatto con persone positive al Covid 19. In Italia si stima che i positivi siano oltre due milioni, con ripercussioni sui servizi e sulle produzioni, anche se la situazione è fluida con grandi variabili che rendono difficile una stima per i prossimi giorni.

I numeri

Alla ClericiTessuto su un numero complessivo di dipendenti di 328 persone, sono assenti in questi giorni tra le 22 e le 25 persone. «Una percentuale che oscilla tra il 7 e l’8% di persone che non sono al lavoro in questo momento - spiega Sandro Tessuto presidente della ClericiTessuto - e la sostituzione non è per nulla semplice perché alcune posizioni sono strategiche. Anche se complessivamente l’azienda è di dimensioni significative, il personale è impegnato nelle tre parti dell’industria: tessitura, stamperia e settore gestionale ed evidentemente non sono professionalità intercambiabili. Si tratta di un momento complicato per la produzione, come per qualsiasi attività, ed è impossibile comprendere l’evoluzione che potrà esserci in un immediato futuro».

Si prevede però i picco dei contagi nell’arco dei prossimi dieci giorni e poi la discesa, oltre al fatto che sono pochi i casi di sviluppo della malattia a fronte dell’alto tasso di infezioni. È possibile quindi che anche le norme per il contenimento possano variare e consentire la ripresa delle attività.

«Quello che si sta verificando attualmente è una sorta di quasi lockdown: fortunatamente non abbiamo casi di persone che stanno male, ma di fatto molti sono a casa - constata Andrea Taborelli, ad della Tessitura Serica A.M. Taborelli - saranno 5 o 6 persone nel nostro caso ma sono tutte tessitrici e le assenze sono concentrate in un particolare reparto dove la loro mancanza incide per il 20% delle presenze. Questo è un problema perché sono persone che hanno una specifica funzione difficile da sostituire con altre professionalità».

Si tratta di un problema comune nel Gruppo filiera tessile che però si immagina possa essere in attenuazione anche per il più recente decreto che prevede l’auto sorveglianza e non la quarantena preventiva per chi, in caso di contatto stretto con un soggetto confermato positivo al Covid.19, ha completato il ciclo vaccinale “primario”, con le due dosi, da meno di 120 giorni, alle persone che sono guarite dal Covid-19 da meno di 120 giorni e a chi ha ricevuto la terza dose di richiamo del vaccino.

L’allarme

Una situazione complessa, ma contingente. «Per noi non è un momento di picco della produzione e quindi le difficoltà del momento sono gestibili - è l’osservazione di Tullio Tiozzo, manufacturing director di Spumador, azienda di bevande con un polo produttivo a Cadorago - i dipendenti complessivi del gruppo sono circa 600 impiegati nei cinque stabilimenti italiani e abbiamo assenze che vanno dal 10 al 20%, molto dipende dalle zone perché ci sono aree più colpite e altre meno. Nel polo produttivo di Cadorago le assenze sono attorno al 15%. In generale non sono contagi ma persone che restano a casa per ragioni cautelative. Non abbiamo casi di sviluppo della malattia, ma c’è la possibilità che nei prossimi giorni chi ha figli che vanno a scuola possa entrare in contatto con persone positive. Vedremo come si evolverà la situazione, ma la produzione è gestibile, stiamo tenendo da un punto di vista organizzativo perché, per la caratteristica dei nostri prodotti, il momento di massima produzione è l’estate».

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