Como, tre amici e la natura
Dai banchi di scuola
all’impresa delle api

L’esperienza formativa alla Scuola di Minoprio e il sapere raccolto sul campo da un apicoltore esperto. Dal contenitore in cera alla sfida della produzione bio

Squisito miele dei monti, dei boschi e dei prati lariani, curiosi bricchi in cera per la sua naturale conservazione, pregiato polline di castagno e golose caramelle variegate sono solo alcuni dei prodotti di “Ape Campagnola” (apecampagnola.it), la società agricola fondata, nel 2016, da Simone Pasinato, Pietro Sangiorgio e Alessandro Mazzoleni, a Grandate.

Compagni di scuola, amici e poi soci in un’avventura imprenditoriale giovane e appassionata hanno come obiettivo la produzione di un miele messaggero dei sentori, dei profumi, ma, soprattutto, della biodiversità che caratterizza il Lago di Como. «Tutti e tre veniamo da istituti tecnico-agrari, in particolare io e Alessandro abbiamo frequentato la Scuola di Minoprio, ma la passione per le api si è sviluppata autonomamente. Determinante, però, è stato l’aiuto di un apicoltore che ci ha trasmesso tutto il suo sapere e la sua esperienza, letteralmente da generazione a generazione. Grazie ai suoi consigli e alla sua vicinanza, siamo riusciti a sviluppare un’attività che è partita con un alveare sperimentale e che oggi ne conta circa cento» spiega Simone Pasinato.

I tre soci si muovono assecondando il ciclo naturale delle stagioni, la conseguente vitalità delle api, il loro meraviglioso mondo perfettamente organizzato e le diverse aree disseminate sul territorio locale che ospita le loro arnie. «Durante il periodo invernale come quello che ora si prospetta, le api sostanzialmente si nutrono e si riposano attendendo la primavera che segna il loro picco di attività. Le famiglie crescono e si moltiplicano e è necessario provvedere al posizionamento di ulteriori arnie, opportunamente distanti da quelle di origine, in modo che le api possano familiarizzare con la nuova collocazione» continua. Sì, perché la produzione di miele segue la fioritura delle diverse specie botaniche e, di conseguenza, le arnie devono essere posizionate in funzione delle differenti aree in fioritura.

Si parte con il Millefiori che contempla anche la “partecipazione” dei fiori di ciliegio, poi l’acacia, fino a tiglio e castagno particolarmente presente in punti specifici del lago, come, per esempio, Lanzo d’Intelvi o Schignano. Tuttavia, per sperimentare anche mieli diversi come il Millefiori con echinacea, una pianta dalle molteplici proprietà benefiche, i tre apicoltori si sono spinti fino alle pianure veronesi per ottenere un miele aranciato e intenso.

La melata

Particolare per la sua origine è, invece, il miele di melata, una sostanza zuccherina prodotta dagli afidi: le api la raccolgono posandosi sulle foglie per poi lavorarla e produrre un miele a volte più nutriente di quello di nettare. La melata costituisce l’ultimo raccolto dell’anno, tra agosto e settembre: esso ha luogo nelle stesse vallate comasche che danno origine anche al miele di tiglio. «La particolarità del miele di melata è che presenta un profumo piacevolmente fruttato, infatti è molto gradito ai bambini» sottolinea Simone.

Il barattolo

Per conservare al meglio il miele e le sue qualità, oltre al classico barattolo di vetro, è stato studiato un bricco in cera d’api che costituisce un vero ritorno alle origini per il fluido dorato che nell’alveare viene proprio immagazzinato nelle cellette di cera. «Abbiamo messo a punto il bricco di cera per consentire una conservazione domestica ottimale, dal momento che la cera continua a rilasciare nel miele i suoi sentori naturali. Inoltre, all’interno di questo contenitore abbiamo notato che il miele cristallizza in maniera più lenta e che il prodotto conserva una certa cremosità. La manutenzione, poi, è semplice perché il bricco può essere facilmente lavato con acqua fredda» – specifica. Ora per i giovani apicoltori c’è la sfida della certificazione biologica.

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