D-Orbit di Fino Mornasco
L’Europa ci crede
e stanzia 15 milioni

La Banca europea per gli investimenti ha espresso una valutazione positiva sulle procedure. Verranno utilizzati per navicelle spaziali innovative

La Banca europea per gli investimenti (Bei), dopo aver espresso una valutazione positiva sulle procedure di lavoro di D-Orbit, impresa di Fino Mornasco fornitrice di prodotti e servizi per il settore spaziale capaci di coprire l’intero ciclo di una missione, ha deciso di finanziare l’azienda con 15 milioni di euro.

Attività in linea

La Bei ha valutato infatti l’attività di D-Orbit in linea con quanto previsto dalle agenzie spaziali europee. L’importo, come sottolinea un articolo del quotidiano economico Milano Finanza, sarà utilizzato per attività di ricerca e sviluppo, soprattutto per quanto riguarda componenti hardware e software per differenti ed innovative tipologie di navicelle spaziali.

L’azienda guidata da Luca Rossettini è nata nel 2011 ed è la prima volta che ottiene un finanziamento europeo. Peraltro, la Bei raramente ha destinato i propri fondi al settore spaziale.

La start up si sta ora preparando al prossimo lancio in orbita, previsto tra la fine di questo mese e l’inizio di settembre.

L’accordo sottoscritto con la Banca europea prevede che le attività oggetto del finanziamento non arrechino alcun danno all’ambiente e che le particelle usate per svolgere i test di ricerca non raggiungano la superficie terreste. D-Orbit svilupperà pertanto vettori di media dimensione, più leggeri rispetto a quelli tradizionalmente mandati nello spazio.

Il progetto alla base del finanziamento è stato firmato lo scorso 31 luglio ed i fondi stanziati per D-Orbit, tra i cui azionisti figurano Indaco Venture Partners e Cdp Venture Capital, dovrebbero essere concessi nel corso del 2021.

L’azienda comasca, come aveva confermato nelle scorse settimane al nostro quotidiano il ceo Luca Rossettini, ha risentito solo parzialmente dell’emergenza Covid, con uno slittamento temporale di alcune commesse che ha tuttavia consentito di pianificare meglio l’attività del prossimo autunno e quella degli anni futuri. «Esistiamo grazie alla scommessa di investitori finanziari – aveva spiegato Rossettini – e quindi è evidente come, in un periodo in cui tutti hanno paura perché è presente una notevole incertezza, ci sia stato chiesto di essere attenti ai costi».

Ma questo non ha significato, nella filosofia di D-Orbit, una chiusura a riccio in attesa del passaggio della tempesta. «Da un lato - aveva aggiunto Rossettini – abbiamo diversificato alcuni aspetti del core business per andare incontro a nuove esigenze, dall’altro ci siamo concentrati su come mantenere elevata la competitività ed essere così pronti quando il mercato ripartirà a pieno ritmo: per questo motivo, anche in piena emergenza Covid, abbiamo effettuato alcune assunzioni e ne faremo altre nelle nostre sedi locali nel Regno Unito e negli Stati Uniti». D-Orbit, nata come startup nel 2011 con quattro dipendenti, ne ha oggi 75.

Space economy

La “space economy” in cui si muove la società comasca è un mercato globale da oltre 350 miliardi, con un tasso di crescita costante che, secondo le previsioni, la porteranno nel 2030 a sfiorare i 500 miliardi. In questo settore l’Italia è la sesta potenza al mondo, con 7mila addetti, 600 imprese, quasi 2 miliardi e mezzo di fatturato. Nel 2019 in Italia per il comparto sono stati spesi 890 milioni di euro, dai quali sono stati generati 2 miliardi di valore in produzione.

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