Expo indica nel Lario
un modello per il cacao

Alla Cascina Triulza ieri il caso Uganda e la storia di Icam. Che migliora il fatturato e le condizioni di vita dei contadini

Popoli uniti per trasmettersi conoscenze e migliorarsi la vita? Lo fa Expo. Ma molte aziende, attente non solo ai ricavi.

E così ieri all’Esposizione universale è andato in scena il modello Como per il cioccolato. mette in collegamento i popoli per un nuovo modello di imprese e società.

Per Icam - l’azienda lecchese che ha realizzato uno stabilimento all’avanguardia a Orsenigo - una soddisfazione quella messa in vetrina ieri alla Cascina Triulza, lo spazio della società civile.

Una società di circa 120 milioni di fatturato, che esporta sempre più e che lavora il cacao in diversi punti del pianeta: eppure c’è altro ancora per avere il bollino del vero messaggio di Expo. La sostenibilità. Ambientale, come pure sociale. L’azienda - rappresentata dal presidente Angelo Agostoni - è stata indicata come un modello proprio per la visione di squadra: non guadagna uno, e ci perde l’altro. La ricaduta dev’essere su tutti, a partire dai coltivatori.

Il caso portato all’attenzione ieri era quello dell’Uganda. Da tempo c’era il solito, e rispettoso rapporto con il Sudamerica.

Ma nel 2010 Agostoni va nel Paese ricordato da Filippo Ciantia, responsabile del cluster cacao come «la perla dell’Africa »(definizione di Churchill). Il segreto è non comportarsi da padroni, bensì lavorare insieme. Per riqualificare, perché il cacao ugandese non era di buona qualità.

«Da sempre seguiamo la filiera in modo completo - ha rammentato Agostoni - dalla coltivazione delle fave di cacao fino al prodotto finito. Qui abbiamo dato vita a un progetto per i produttori di Bundibugyo,migliorando in cinque anni le loro condizioni di vita a livello sociale ed economico e creando una materia prima di alta qualità».

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