Fallimento dell’Olmetto
Timori per altre due aziende

Dopo la chiusura si teme l’effetto-domino

Da più di quarant’anni al lavoro per le migliori firme della moda, adesso la Olmetto chiude battenti. I sindacati temono nell’effetto domino. Il 2 aprile il Tribunale di Como ha certificato il fallimento della storica azienda tessile di Maslianico, 80 dipendenti sono rimasti senza lavoro.

I creditori sono stati convocati per il 13 luglio, martedì il curatore fallimentare discuterà con i sindacati. Proprio la rappresentanza dei lavoratori ora ha messo al centro dell’attenzione le realtà produttive collegato alla Olmetto.

Si tratta della stamperia Lpm di Fino Mornasco e della tessitura Elmtex di Colverde. Realtà distinte dalla Olmetto, con un’altra ragione sociale, ma che dall’azienda di Maslianico guidata dal 1972 da Carlo Strazza ricevono la massima parte degli ordini. Nelle due realtà produttive sono impiegate altre 80 persone. «Temiamo l’effetto domino – dice Armando Costantino, rappresentante di Cisl Femca – ora intendiamo avere garanzie per le unità collegate alla Olmetto. Approfondiremo il tema con il curatore fallimentare, nella riunione di martedì. La Olmetto aveva da tempo sofferenze con banche, erario e fornitori, ma l’imprenditore si è sempre mosso in giro per il mondo per tentare di recuperare nuove commesse e ordini. La situazione era critica, sì, ma per noi è stata una doccia fredda». Già lo scorso ottobre l’azienda aveva chiesto il concordato preventivo, ovvero il blocco dei creditori con il congelamento dei debiti.

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