«Frontiera, ora c’è la nostra voce»

Le attese dei lavoratori frontalieri per il nuovo settimanale in regalo ogni giovedì con La Provincia, dedicato alle comunità di confine. Sydney Rampani: «L’accordo fiscale rivoluziona il nostro mondo». Luca Jaehne: «Strumento utile ai due territori»

È stato un tam tam quasi spontaneo tra molti dei frontalieri comaschi diretti in Ticino attraverso i diversi valichi, con i primi commenti di giornata incentrati una volta tanto non sulle code o sull’onda lunga della pandemia, ma su “Frontiera”, il nuovo inserto del giovedì in omaggio con “La Provincia”, al suo debutto ufficiale.

Ci ha pensato Sydney Rampani, frontaliere con casa a San Nazzaro Val Cavargna nonché fondatore e amministratore del gruppo facebook “Frontalieri Insubria” a inquadrare le nuove dinamiche di confine, rapportate al nuovo inserto settimanale: «Quella del frontaliere, anche in virtù del nuovo accordo fiscale da poco sottoscritto, è una figura in continua evoluzione. È importante dar voce a una forza lavoro che rappresenta un valore aggiunto per i territori di confine e per il Ticino e più in generale la Svizzera. Bene che “La Provincia” dia voce alle nostre istanze. Ripeto la domanda fatta nel corso dell’intervista: il frontaliere sarà negli anni a venire solo un ricordo o continuerà ad avere un ruolo per le generazioni future e le rispettive famiglie? Un tema che sicuramente “Frontiera” sarà approfondire nei dovuti modi».

I selfie

Foto e selfie di frontalieri con in mano “Frontiera” sono arrivate alla spicciolata in diversi momenti della giornata. «Fa piacere avere un inserto che si occupa del nostro mondo. Otto pagine tutte dedicate ai rapporti di confine sono importanti per noi, per i Comuni, ma credo anche per la realtà ticinese che inevitabilmente è legata a quella al di qua della frontiera - sottolinea Luca Jaehne, frontaliere di Tremezzina, che lavora al controllo qualità di un’azienda farmaceutica di Lugano - dar voce ai due territori può davvero rappresentare un’occasione importante di dialogo. Ci sono tanti temi sul tavolo e il giovedì, con “Frontiera”, si avrà così l’occasione di leggere racconti, interviste, testimonianze e numeri di una realtà, quella del frontalierato, importante dal punto di vista sociale ed economico».

La fiducia

Le foto inviate al nostro giornale dai lavoratori comaschi impiegati in Ticino con “Frontiera” in bella mostra rappresentano sicuramente un importante iniezione di fiducia per un inserto, che giovedì - come detto - ha debuttato ufficialmente.

Igor Lamperti, frontalieri di Olgiate Comasco, metalmeccanico nel settore medicale a , conferma che «è importante sapere di avere un giornale, in questo caso il quotidiano locale, che tiene i riflettori accesi sul nostro mondo. I frontalieri hanno un ruolo importante nelle dinamiche di confine. Di sicuro non mancheranno gli spunti di riflessione».

È chiaro che frontalieri e ristorni (fondamentali per i Comuni di confine) avranno modo di dare diversi spunti di approfondimento, con un accordo fiscale che ora è atteso dallo scoglio della ratifica in entrambi i Parlamenti. Peraltro lo stesso Fabio Regazzi, consigliere nazionale in quota Ppd nonché presidente dell’Unione Svizzera delle Arti e Mestieri (Usam) ha chiarito nell’intervista a “Frontiera” che lo slogan “Prima i nostri!” - da sempre cavallo di battaglia di Udc e Lega - «è concettualmente sbagliato», aggiungendo che «per il Ticino i frontalieri sono una risorsa importante, anche se laddove si è passati dal necessario al troppo (il riferimento è in primis al terziario) bisognerebbe trovare i giusti correttivi».

Al netto della difficile (per non dire difficilissima) gestione della pandemia, il 2021 sarà un anno di scadenze importanti sia in Canton Ticino che nel resto della vicina Confederazione.

Nel primo numero di “Frontiera”, il settimanale de La Provincia che tutti i giovedì affronta i problemi della comunità di frontiera italo-svizzera, ci siamo occupati del salario minimo, che entro il 31 dicembre debutterà nel Cantone di confine dopo cinque anni di dibattito serrato.

In realtà, come evidenziato nell’inserto settimanale del nostro giornale, quella del salario minimo non sarà una partenza lanciata, bensì un avvio con il freno a mano tirato.

L’atteso provvedimento - che interesserà nel Cantone di confine circa 13 mila lavoratori, di cui 8 mila frontalieri - troverà degna concretizzazione solo entro il 31 dicembre 2024.

Da qui a quella data, lontana nel tempo, si procederà per gradi, con il primo step fissato tra i 19 ed i 19,75 franchi l’ora da applicare (come detto) entro la fine dell’anno in corso. Entro il 31 dicembre 2023, il salario minimo passerà da 19,50 a 20 franchi. Così ha deciso la politica ticinese dopo anni di dibattiti.

A livello federale, invece, l’attenzione (pandemia permettendo) è rivolta al voto del 7 marzo, quando i cittadini svizzeri saranno chiamati - come ricordato lunedì su “Frontiera” - alle urne per una consultazione popolare molto attesa, all’interno della quale si chiederà (o meno) di vietare il burqa in pubblico.

Depositata tre anni fa da esponenti della destra radicale, la proposta di modifica costituzionale ha ottenuto la possibilità di confrontarsi con le urne. Di sicuro, febbraio sarà un mese di campagna elettorale dai connotati forti.

m. pal.

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