La Sisme si ferma
Partite le lettere
ai 223 licenziati

La maggior parte è attesa già nella giornata di oggi

Ieri i vertici per sicurezza hanno portato via i pc

Ancora nessuna lettera di licenziamento, ma già ieri alla Sisme non si è lavorato.

Il parcheggio interno riservato ai vertici era un deserto, mentre la mensa affollata per le assemblee, molto partecipate, che si sono tenute per tutta la giornata (dalle 6 fino al turno di notte). Il grosso delle lettere di licenziamento (200 su 223), partito ieri, sarà recapitato oggi e nei prossimi giorni.

Nell’attesa di riceverle e poi contestarle - com’è stato confermato anche ieri in assemblea - i lavoratori sono andati in azienda.

«Ieri, alle 6, si sono presentati in fabbrica, hanno timbrato ed erano a disposizione, ma l’azienda li ha messi in libertà - dichiara Alberto Zappa della Fim Cisl - Nessuno c’era della proprietà e della dirigenza e oltre metà degli impiegati mancava. Sono stati tolti i computer dagli uffici».

Ancora contrasti

Zappa aggiunge: «Si configura come una serrata. La fabbrica è stata abbandonata, a dispetto delle dichiarazioni di voler mantenere l’attività produttiva a Olgiate».

Secondo Sisme non è stata una serrata. «L’azienda non è chiusa e non è priva di comando. È vero che alcuni dirigenti non c’erano, ma il 98% delle risorse aziendali sì. In azienda ieri mattina erano presenti i responsabili della produzione, logistica e qualità e io stesso sono passato in mattinata – precisa il direttore del personale, Sergio Luculli - Allo staff di produzione è stato verbalmente comunicato che dalle 6 alle 8 ci sarebbe stato uno sciopero e poi assemblea permanente; ne abbiamo preso atto e quindi le linee non sono state attivate».

E precisa: «Dovessero revocare lo sciopero, s’inizia a lavorare». Luculli conferma la rimozione di alcuni computer: «Abbiamo messo in sicurezza, in luoghi diversi, le attività più delicate e più vicine ai clienti per arrecare loro il minor danno possibile».

Dario Campostori della Fiom Cgil rimarca: «È un fatto grave, che non era mai accaduto. Sono scappati, non hanno neanche messo la faccia. Questo è il senso di responsabilità dimostrato dall’azienda. Non si sono presentati, hanno lasciato la fabbrica in mano a noi, senza dare indicazioni di alcun tipo. Non si sa se la gran parte degli impiegati assente sia stata a casa, o stia lavorando in altri luoghi e per quanto tempo».

Nel pomeriggio, una delegazione di sindacati e lavoratori è stata ricevuta dal prefetto.

Al rappresentante del Governo, i sindacati hanno consegnato l’elenco dei cinquanta volontari disposti a uscire a gennaio, come da richiesta dell’azienda.

I sacrifici

Nel corso delle assemblee è stato anche fatto sottoscrivere ai lavoratori un documento (già firmato da 300 persone fino a ieri sera) con cui dichiarano di aderire alla mediazione proposta dalla Regione nell’incontro di venerdì.

Inoltre prendono le distanze dalla motivazione addotta dall’azienda, che non ha accettato di coprire la differenza di costo tra le effettive uscite e le cinquanta richieste, perché si sarebbero utilizzati istituti contrattuali che avrebbero colpito anche le professionalità che Sisme intende tutelare.

I sindacati insistono: «L’azienda avrebbe dovuto lasciare scegliere ai lavoratori se fossero d’accordo o meno nel recupero dei costi sacrificando un po’ del loro salario per salvare 223 posti».

La tensione continua, come l’attesa: oggi si vedrà cosa accadrà con le prime lettere di lidenziamento.n

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