L’impresa tutta di donne
che crea l’anima
delle top cravatte

Best Tie di Albavilla lavora per i grandi fashion brand ed è specializzata nel tessuto che “sostiene” l’accessorio. Sala riunioni come un salotto e per le madri orario smart

«Non soltanto “il made in”, ma anche il “made how” deve essere indicato sull’etichetta». Tatà Stoppani, titolare della Best Tie di Albavilla, non fa sconti quando in gioco è la qualità; il successo che la sua azienda, che ha un fatturato di 2 milioni di euro, riscontra fra le più quotate case di moda internazionali dimostra quanto la sua scelta di privilegiare, sempre e senza deroghe, la qualità dei tessuti e dei tagli sia vincente. Marchi come Dior, Blues, Gucci, Hérmes, Prada, Bulgari e Ferragamo si rivolgono a lei per gli interni delle cravatte.

«Produciamo lo scheletro della cravatta. Il tessuto interno è un prodotto di nicchia e, nonostante non si veda e sia bistrattato, è fondamentale per la confezione di una cravatta; è la parte di tessuto intorno alla quale un secondo materiale - sia esso seta, lana, cotone, o poliestere - viene piegato per ottenere la cravatta».

La Best Tie viene fondata nel 1988, come continuazione della Itl - Industrie Tessili Lipomo - nata nel 1975 dalle radici delle Seterie Bruno Stoppani.

Alla fine degli anni 50 Bruno Stoppani, padre di Tatà, produceva tessuti jacquard per cravatteria e conquistava il mondo dell’alta moda con collezioni, fresche, divertenti e mai scontate. Disegni sempre nuovi ed unici; armature fantasiose, che a volte si sviluppavano intorno ad “errori” di tessitura o di filatura, e filati inusuali, non sempre erano concepiti per la cravatteria, contribuivano al successo della sua seteria.

«Nel ‘75, all’apice del successo, mio padre, uomo molto legato alla famiglia, sognando che un giorno una delle sue tre figlie potesse prendere il suo posto nella conduzione dell’impresa e convinto che troppi viaggi e lunghe assenze da casa difficilmente avrebbero conciliato la vita di una donna con l’attività imprenditoriale, scelse di lasciare la produzione di tessuti per la cravatteria per sviluppare una piccola linea di interni cravatte modificando i telai già presenti in azienda» ricorda l’imprenditrice

L’origine

Nel 1981 Tatà, a solo 21 anni con un diploma al Setificio e un soggiorno all’estero per migliorare la conoscenza delle lingue, affianca il padre Bruno ed insieme gettano le basi di quella realtà che nel 1988 diventerà la Best Tie con un capannone di oltre 1.000 metri quadri ed una palazzina di 3 piani.

Il welfare

«Nella nostra palazzina abbiamo creato spazi per un piccolo locale cucina, abbiamo arredato una mini-palestra e la nostra sala riunione ricorda un salotto. Una buona atmosfera quando si lavora insieme è molto importante e cerchiamo di venire incontro alle esigenze familiari; dei nostri 15 collaboratori 13 sono donne, alcune in part-time. Come piccola realtà non possiamo pensare a un nido aziendale, ma privilegiamo per quanto possibile gli orari flessibili e, avendo alla base una struttura solida, anche le sostituzioni per “maternità” vengono affrontate con serenità» spiega Tatà Stoppani e tornando all’inizio della sua esperienza come imprenditrice racconta: «Ammetto con serenità di non aver mai scelto consapevolmente di lavorare nell’impresa di mio padre; mi sono trovata a lavorare con lui quasi senza rendermene conto; ho avuto però la fortuna di trovare tutto ciò che mi piaceva e mi piace all’interno della Itl prima e della Best Tie poi».

La società di Albavilla compra i filati e utilizza i propri telai per tessere i tessuti, che poi garza e taglia internamente, fornendo al cliente un prodotto pronto sia per una confezione a mano che per una confezione a macchina.

Nel 1995 la Best Tie cambia il sistema di taglio. Prima il materiale era tagliato con la fustella e ad ogni cambio di modello era necessario modificare l’utensile. Il taglio non risultava particolarmente preciso perché venivano tagiati 12-24-36 strati alla volta e il tessuto aveva misure leggermente diverse all’interno dello stesso pacchetto. Nello stesso periodo le cravatterie avevano introdotto la liba, macchina per eseguire la cucitura centrale nella cravatta, e si cominciava ad avvertire lo scarto fra la tecnologia della confezione e quella del supporto necessario. Esplorando il mondo dei tagli automatici, l’imprenditrice investe su macchine Cam che tagliano secondo lo stesso concetto con cui il Cad disegna. Garantendo una tolleranza massima di 1 millimetro fra un taglio e l’altro le macchine, lavorando sotto vuoto, tagliano molti più strati contemporaneamente.

«Oggi siamo in grado di rispondere prontamente a tutte le richieste di variazioni che ci arrivano dai clienti» assicura Tatà Stoppani e i loro clienti coprono un mercato mondiale, dall’Europa, all’Estremo Oriente, alle due Americhe, all’Africa.

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