Mancano le materie prime
Anche l’arredo
rischia di fermarsi

Distretto in difficoltà: lo choc energetico ha reso carissimi e introvabili i pannelli. Tagliabue (Confindustria Como): «Produzione altamente energivora, soffre tutta la filiera»

Nell’arco di un anno i prezzi di vendita dei pannelli sono raddoppiati ma il costo per produrli è triplicato.

L’energia rappresenta il 65% dei costi di produzione: «Nel prodotto truciolare ovvero nei pannelli, l’incidenza dell’energia ha un peso molto importante rispetto ad altri comparti - dichiara Andrea Tagliabue presidente del gruppo Legno Arredo di Confindustria Como - Tutta la filiera in questo momento sta soffrendo non solo per l’aumento dei costi dell’energia, dove registriamo bollette raddoppiate, triplicate e in alcuni casi quasi quadruplicate, ma anche perché si fa davvero fatica a reperire la materia prima, il legno. Se poi si fermano i pannelli è normale che le aziende che si occupano delle superfici che vengono messe sopra i pannelli si fermino allo stesso modo, è tutto collegato, si lavora all’unisono, è impattante per tutta la catena». Assopanelli che riunisce le imprese del settore non comprende solo i pannelli ma anche le aziende produttrici di compensati, listellari, semilavorati, superfici e rivestimenti decorativi.

La mancanza di legno è dovuta alla somma di diverse criticità dall’incidenza dei costi di trasporto, alla Russia che ha bloccato le esportazioni e ha spinto la Cina a comprare in Europa: «Si sta davvero stringendo sempre di più la disponibilità di legno. Spero che le politiche europee messe in campo, come la piantumazione di miliardi di piante nei prossimi trent’anni, porterà a utilizzare maggiormente le nostre riserve e possa essere davvero una strada da percorrere, di certo non è immediata, serve un cambiamento a 360 gradi».

Il conflitto ha aggravato la situazione, la preoccupazione è elevata: «L’incidenza nel nostro settore del rapporto commerciale sia di import che di export verso Russia, Ucraina e Bielorussia è importante. Valutare le conseguenze nel breve o lungo periodo è complesso, le variabili sono numerose. Ci sono aziende che esportano il 50% in Russia, ognuno dovrà riflettere su quali siano le politiche migliori da portare avanti al proprio interno».

Conseguenze in termini anche di inflazione e di perdita del potere d’acquisto non solo per i paesi coinvolti dalla guerra: «Come sarà possibile trasportare questi aumenti di prezzi al consumatore finale e salvaguardare il sistema è un altro punto che ci lascia da pensare, un punto da analizzare attraverso tavoli di discussione per capire quali possano essere le vie d’uscita».

L’Unione Europea sta imponendo sanzioni importanti verso la Russia «alle quali ci dobbiamo tutti allineare, ritengo che ogni comparto debba seguire quello che lo Stato ci dice di fare. La strada è seguire le direttive nazionali ed europee, fare salti in avanti o indietro potrebbe essere pericoloso».

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