Maroni al Salone del Mobile, linearità orientale unita al saper fare brianzolo

Nello stand in fiera dell’azienda di Cabiate che presenta la collezione “Chi Wing Lo” che prende il nome del designer di Hong Kong

La linearità del gusto sofisticato dell’estremo oriente unito alla complessa artigianalità del distretto della Brianza sono la cifra distintiva dello stand della Maroni di Cabiate al Salone del Mobile, con una presenza che si riconferma da quasi dieci anni.

«Presentiamo la collezione “Dimensione Chi Wing Lo”, dal nome dell’architetto di Hong Kong che lavora in Italia e nel mondo e che infonde nei suoi progetti linearità e stile internazionale - ha spiegato Alessandro Maroni, titolare della storica azienda che conta oggi una quarantina di dipendenti - si tratta di una collezione “ponte” tra oriente e occidente e diversi pezzi sono un esplicito richiamo alla cultura orientale».

Pur nell’apparente semplicità e nella loro delicatezza tutta orientale, le realizzazioni presentano aspetti tecnici di grande complessità realizzativa. Esemplifica l’idea che la semplicità è in realtà il risultato della complessità l’ultima versione di una poltroncina in legno massello curvato con intreccio in pelle realizzato a mano dagli artigiani di Inverigo. L’abilità consiste nel mantenere la tensione dell’intreccio dosandone opportunamente l’elasticità per consentire una seduta confortevole. Tecniche, competenze e risorse che rendono il distretto della Brianza unico per la capacità di offrire alle imprese un contesto di alta artigianalità irripetibile altrove.

La ricerca di design e materiali naturali ha portato l’azienda ad avete una clientela per l’80% internazionale, soprattutto estremo Oriente ma anche Europa e Stati Uniti. Il restante 20% della produzione è destinato all’Italia, ma anche questa quota, attraverso il delivery, viene in gran parte assorbita dal mercato estero.

«In collezione abbiamo diverse novità - aggiunge Maroni - perché molto è cambiato nell’ultimo biennio nelle abitudini di vita e nelle scelte di arredo. Fino a tre anni fa l’idea di home office era riservata a una nicchia, oggi è un tema universale. Così abbiamo scelto di fare delle proposte anche in questa direzione, sempre seguendo il nostro stile rivolto a chi apprezza la leggerezza, la pulizia delle forme, il linguaggio semplice delle linee e dei materiali naturali, la delicatezza nelle sfumature di colore e i dettagli della lavorazione».

Tra i buyer che si vedono in Salone tanti gli stranieri, ma è evidente la mancanza di una parte di clienti.

«Se quando abbiamo avviato l’organizzazione del 60esimo Salone ci avessero detto che questo sarebbe stato l’impatto di pubblico, ne saremmo stati felicissimi considerata l’incertezza di soli pochi mesi fa - commenta Alessandro Maroni - ora la sensazione è che i numeri siano un poco inferiori alle edizioni del 2019 e precedenti, ma il pubblico c’è, le difficoltà sono state molte, ora i segnali di ripresa sono molto incoraggianti». M. Gis.

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