Mazzergrip Gd
di Ponte Lambro
«Chiusura inaccettabile»

Lo sciopero e il presidio di protesta dei 47 lavoratori per l’improvvisa messa in liquidazione dell’impresa. «Ho quattro figli e il mio è l’unico stipendio: cosa farò?»

Tante storie drammatiche tra i dipendenti ieri pomeriggio in sciopero davanti ai cancelli della Mazzergrip. Da chi ha portato la famiglia dal sud al nord dopo la chiusura di uno stabilimento e si trova ora in una situazione analoga, a chi ha trovato lavoro a Ponte Lambro con grande sollievo perché padre di quattro figli ed ora vive nell’incertezza del futuro.

Tante vite legate ad un’azienda, la Mazzergrip di Ponte Lambro, di cui nessuno fino a pochi giorni fa conosceva le difficoltà e sul piazzale della realtà produttiva regna ancora l’incredulità.

L’azienda impiega 47 lavoratori tra Ponte Lambro e Mozzate, 35 a Ponte, ed a ciel sereno l’altro giorno l’annuncio della messa in liquidazione con la chiusura delle due sedi. Ieri il presidio nel pomeriggio con la presenza delle organizzazioni sindacali ed anche del sindaco di Ponte Lambro. Mazzergrip per altro è da poco passata di mano, nel 2015 l’acquisto del Gruppo D’Ottavio e niente lasciava presupporre una tale situazione.

Gli striscioni

I dipendenti ieri si sono presentati ordinatamente con i loro striscioni, ancora increduli: «Lavoro alla Mazzergrip da settembre 2019, ho saputo ieri della chiusura – spiega Hassan Achi -. Sono padre di quattro figli e l’unico che lavora in famiglia, è una situazione complicatissima. Come faccio a mantenere i miei quattro figli in un momento come questo, anche trovare un altro lavoro è impossibile».

Angelo Minnuni ha conosciuto due chiusure della stessa realtà: «Lavoravo in provincia di Matera per un’azienda consociata con la vecchia gestione, ho lavorato dieci anni dal 2005 al 2014 poi ha chiuso – spiega -. Ho fatto il commerciante per qualche anno poi i miei colleghi che si erano trasferiti al nord per fare lo stesso lavoro qui mi hanno parlato bene dell’azienda e del suo clima, quindi un anno e mezzo fa ho iniziato a lavorare qui a Ponte. Le commesse non mancavano, l’azienda sembrava solida, quindi ho deciso di portare su la famiglia. Ero rassicurato anche dal fatto che l’azienda non solo lavorava ma faceva lavorare anche altre aziende facendo fare parte del lavoro».

C’è anche chi è cresciuto nello stabilimento di via Dante: «Sono entrato in questa azienda che avevo sedici anni, adesso ne ho venti in più, non ho sempre lavorato per loro perché c’erano stati già problemi cinque anni fa – spiega Italo Cecchini -. Sono senza parole, è stata davvero una doccia fredda. Spero qualcuno rilevi il capannone anche perché facciamo un prodotto esclusivo».

Il sindaco

Ieri pomeriggio anche il sindaco di Ponte Lambro Ettore Pelucchi con l’assessore Carlo Santambrogio e il consigliere Manuel Guzzon hanno incontrato gli operai: «L’amministrazione comunale metterà in atto tutti gli strumenti al fine di evitare la chiusura ricada esclusivamente sui lavoratori».

Presenti i sindacati con Cinzia Francescucci per Filctem Cgil: «Siamo seriamente preoccupati, è urgente un incontro. Scelte sbagliate fatte negli anni stanno ricadendo sui lavoratori, tra cui l’acquisto di Mozzate con l’aumento delle linee produttive per un prodotto con poco margine».

Luigi Bartesaghi di Femca Cisl dei Laghi: «E’ una situazione abbastanza anomala, si parla di un’acquisizione definitiva abbastanza recente. Gli anni difficili sembravano superati. Parliamo per altro di un’azienda con una tecnologia unica in Europa. Si devono mettere in atto azioni per assicurare la continuità aziendale».

Concetto ribadito anche da Celeste Sacchi di Uiltec del Lario: «Non riusciamo a capire il perché di questa situazione, è un fulmine a ciel sereno».

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