Operai Sisme, appello al vescovo
«Porti il nostro dramma al Papa»

La vertenza Sisme potrebbe approdare in Vaticano. Per il tramite del vescovo, monsignor Diego Coletti, si punta a far pervenire a papa Francesco una lettera dei lavoratori Sisme.

Sono stati posti i presupposti ieri, nel corso della visita al presidio del responsabile per la pastorale del lavoro, don Alberto Conti, e di don Peppo Corti.

Intervenuto anche il segretario generale della Fim, Nicola Alberta. Don Alberto si è assunto l’impegno di farsi portatore della richiesta dei lavoratori Sisme d’incontrare il vescovo al presidio.

Sarebbe un ritorno per monsignor Coletti che, in prossimità del Natale di quattro anni fa, celebrò messa in fabbrica. «Sarebbe importante che potesse venire a incontrare i lavoratori Sisme – sottolinea Alberto Zappa della Fim Cisl Laghi - che stanno concretamente testimoniando l’invito che papa Francesco ha fatto durante la sua visita ai lavoratori in Sardegna, quando disse che senza lavoro non c’è dignità e che bisogna lottare per il posto di lavoro».

Dopo quattro giorni di attesa, ieri è finalmente arrivata la convocazione in Regione, sollecitata dalle forze politiche e istituzionali e dai livelli regionali delle organizzazioni sindacali.

Lunedì tavolo tecnico all’Arfil Lombardia, preposta nella gestione delle vertenze occupazionali. Il giorno dopo, al Consiglio regionale incontro e audizione nella commissione competente in materia di attività produttive. È stata anche fatta pervenire al presidente, Roberto Maroni, la richiesta di un suo passaggio al presidio.

«La sua presenza in Sisme – sottolineano i sindacati - sarebbe di giusta garanzia per le parti alla ripresa costruttiva del confronto per realizzare l’intesa utile agli interessi di tutti». Pressante la questione dello sblocco del pagamento degli stipendi di ottobre.

«Serve una mediazione istituzionale e politica. Abbiamo richiesto un interessamento del prefetto e del sindaco di Olgiate - spiega Dario Campostori della Fiom Cgil - perché intervengano con la proprietà affinché sia disposto con assoluta urgenza quanto necessario per pagare gli stipendi di ottobre».

O quantomeno dare un acconto, finché non si potrà elaborare le buste paga. «Abbiamo lavorato a ottobre, è nostro diritto essere pagati – rimarca Alessandro Costantino dello Slai Cobas – Il pagamento degli stipendi non può essere oggetto di scambio rispetto alla trattativa e alla disponibilità di rimuovere il presidio».

A sostegno di tale richiesta, ieri mattina una quarantina di lavoratori si è recata in municipio, dove è stata ricevuta dall’assessore Ivano Gabaglio. «Faremo il possibile per favorire una soluzione del problema. Ci attiveremo pure per le richieste spicciole; valuteremo se sia possibile fornire un bagno chimico a servizio del presidio».

Stamattina una delegazione di lavoratori si unirà al corteo di Cgil, Cisl e Uil, in occasione dello sciopero generale territoriale. Al termine, la delegazione chiederà di poter essere ricevuta dal prefetto per aggiornarlo sull’evoluzione della situazione.

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