Economia
Lunedì 26 Gennaio 2009
Scontro sulla riforma dei contratti
La Cgil: salari ridotti di 1.300 euro
Prosegue lo scontro sulla riforma dei contratti. Dopo il no della Cgil alla firma con Confindustria, il sindacato guidato da Epifani ha diffuso uno studio secondo cui questa riforma farebbe perdere ai lavoratpori almeno 1.300 euro in 4 anni.
A fare i calcoli è la Cgil, che conferma così il proprio no all'intesa firmata giovedì scorso a Palazzo Chigi. E mentre il sindacato di Guglielmo Epifani incassa l'appoggio dell'ex presidente Ciampi, che nel '93 mai avrebbe firmato senza la stessa Cgil, contro di essa si schiera ancora una volta il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta.
Simulando l'applicazione della riforma del modello contrattuale ai contratti nazionali degli ultimi quattro anni, tra il 2004 e il 2008, ha spiegato il segretario confederale della Cgil Agostino Megale, «i lavoratori avrebbero perso in media 1.352 euro, mentre per il sistema delle imprese ci sarebbe stato un guadagno di 15-16 miliardi». Sta tutto in questo calcolo il 'nò della Cgil alla riforma, un no che, ha detto Megale, «parte dal presupposto che vogliamo difendere e tutelare i lavoratori». E comunque, ha sottolineato il sindacalista, la Cgil «non avrebbe mai firmato un'intesa sulle regole senza Cisl e Uil», anche perchè «la crisi spinge ad agire insieme». Un punto, questo, sul quale la Cgil ha trovato la sponda dell'ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che firmò dal presidente del Consiglio l'intesa del '93: quello storico accordo, ha assicurato Ciampi, non sarebbe mai stato raggiunto senza la Cgil, perchè «è impensabile lasciare fuori una delle parti sociali». E pur senza entrare nel merito, su una linea simile si è espresso il neo-direttore generale di Confindustria, Gianpaolo Galli: «Il dialogo - ha detto parlando da economista, visto che la nomina non è ancora effettiva - è sempre importante» e «laddove ci sono opinioni diverse» è necessario «comprenderne le ragioni e cercare di trovare soluzioni comuni».
Contro il sindacato di Epifani, invece, scende in campo di nuovo il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, secondo il quale l'intesa «è un buon accordo» che farà bene ai lavoratori, alle imprese e alla competitività del paese: «Mi dispiace - ha concluso il ministro - che la Cgil non abbia firmato, ma nessuno ha il diritto di veto. Fare bene i contratti fa bene all'economia e fa bene ai salari, alla produttività e alla competitività del Paese. Possibile che tutti hanno torto e solo la Cgil ha ragione?».
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