Sherwin-Williams
di Mariano
40 lavoratori a rischio

i sindacati incontrano l’azienda. Timori sul post cassa integrazione. L’azienda ha annunciato la volontà di chiudere lo stabilimento di Perticato

È in programma questa mattina l’atteso vertice azienda-sindacati e al vigilia non promette nulla di buono perché le organizzazioni sindacali paventano la cessazione dell’attività, a fine anno, per la Sherwin Williams Italy di Mariano Comense dove sono occupate 40 persone. A monte delle difficoltà un mercato, quello delle vernici, in difficoltà e la scelta del Gruppo di concentrare la produzione nello stabilimento di Pianoro, in provincia di Bologna.

Il Covid-19 continua a mietere vittime anche tra le attività commerciali e produttive del nostro territorio. Dopo lo spaventoso incendio che cinque anni fa aveva distrutto parte dei capannoni del polo marianese di questa multinazionale americana, produttrice di vernici, tra le più grosse al mondo, sull’azienda tornano ad addensarsi nubi nere.

Secondo la Cisl dei Laghi il management ha infatti manifestato la volontà di interrompere l’attività, quando finiranno le risorse garantite dalla Cassa integrazione Covid.

Le speranze di un’intesa che permetta ai lavoratori di beneficiare almeno di un’adeguata copertura economica sono riposte nell’incontro di oggi tra i rappresentanti della Femca Cisl dei Laghi e l’azienda, incontro che si terrà alle 11.

«Le motivazioni della chiusura espresse dall’azienda - spiega Carlotta Schirripa, segretario generale della Femca Cisl dei Laghi, che da tempo sta seguendo la vicenda - stanno nell’aver riscontrato come, causa Covid, le tonnellate di vernice prodotte a Mariano non siano state quelle sperate, anche in termini di ordinativi. Da qui la decisione di concentrare la produzione su Pianoro, in provincia di Bologna, dove la multinazionale ha il suo stabilimento più importante in Italia. Per la Sherwin Williams, che non ha problemi economici, grazie ad una presenza capillare in tutto il mondo, Mariano non rappresenta un polo strategico, per questo lo si può chiudere con un semplice schiocco delle dita. Peccato che dietro questa scelta ci siano quaranta lavoratori e le loro famiglie, uno soltanto di loro prossimo alla pensione. Gli altri sono per lo più 40-50enni, per i quali non sarà semplice ricollocarsi all’interno del mercato del lavoro, visto che l’azienda ha detto no anche all’ipotesi di un possibile trasferimento, da parte di chi fosse stato interessato, allo stabilimento di Pianoro».

«L’azienda a fine anno aprirà la procedura di licenziamento collettivo - prosegue Carlotta Schirripa - decisione sulla quale purtroppo non possiamo più intervenire. Il nostro obiettivo, a questo punto, è cercare un accordo che metta in salvaguardia i lavoratori. L’auspicio è che dall’incontro con l’azienda emerga una proposta congrua di incentivo all’esodo che possa gratificare e accompagnare i lavoratori con un contributo economico più dignitoso rispetto alla semplice disoccupazione. Nel caso questo non accadesse non escludiamo di prevedere azioni concrete di protesta».

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